Da diversi giorni sui media si parla della nuova iniziativa proposta dal governo che prevede l’utilizzo dell’identità Spid per controllare i minori in rete. E’ questa la risposta a tutela della sicurezza a cui lavora da mesi il Ministero per l’Innovazione tecnologica, una risposta da pochi giorni al vaglio del Garante per la protezione dei dati personali e dell’Autorità per l’infanzia e l’adolescenza.
Dopo la morte della bambina di 10 anni a Palermo, fino al 15 febbraio è rimasto bloccato l’accesso ai minori a TikTok: questa è stata la decisione del Garante della privacy che ha vietato ulteriormente il trattamento dei dati degli utenti «per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico».
Ma come è possibile verificare il rispetto del divieto di iscrizione, previsto dallo stesso TikTok, per i minori sotto i 13 anni? Il social cinese ha garantito massimo rigore, ma all’atto pratico una verifica è impossibile o comunque aggirabile e solo un intervento come quello suggerito dal ministero e tecnicamente predisposto dall’Agenzia per l’Italia digitale potrebbe rivelarsi risolutivo.
«Fornire i minorenni di identità digitale permetterebbe di assicurare che il loro accesso ai social avvenga nel modo corretto, cioè rispettando il limite di età previsto» affermano dal Ministero.
La soluzione proposta ricalca il modello già in uso per il Fascicolo sanitario elettronico (Fse): i genitori o i tutori che hanno già il proprio Fse possono crearne uno anche per i loro figli minorenni. Non è possibile effettuare la registrazione online di minorenni, ma il genitore può recarsi agli sportelli dedicati per registrare i minori e associarli al proprio Fse. Trasponendo la tecnica in ambito Spid, tutto invece può avvenire online.
«Per rilasciare l’identità digitale ai minori- precisano fonti Agid – sarà il genitore a fare richiesta: entrerà con il proprio Spid nell’identity provider, dichiarerà di essere il padre o la madre del minore di cui fornisce il dato di nascita e quelli richiesti dal Dpr 445/2000. Sarà uno Spid anonimo, anche se il gestore consegnerà al genitore un insieme di caratteri con cui il figlio potrà accedere poi al servizio».
Chiaramente è necessaria la collaborazione delle piattaforme social, che dovrebbero adeguare i loro sistemi consentendone l’accesso ai minori solo se forniti di identità digitale dalla quale si possa risalire all’età.
Al contrario dell’opinione generale però, ci sono alcune voci fuori dal coro che sostengono che questa proposta sia assurda e non considerabile in quanto, secondo i diversi pareri, l’identità Spid nasce per la Pubblica Amministrazione e sarebbe quindi meglio rimanesse tale per evitare spiacevoli contaminazioni, anche solo d’immaginario. La soluzione proposta dai chi si dice contrario si fonda su un utilizzo chiaro e a 360 gradi della tecnologia, attraverso una profilazione avanzatissima e riscontri diretti sui telefoni personali o dei genitori. Ovviamente, il titolare del trattamento dovrà dimostrare di aver compiuto ogni sforzo per verificare la veridicità della dichiarazione dell’utente. E’ comunque evidente che, nella migliore delle ipotesi, con la scusa della verifica dell’età si concederebbe alle piattaforme ancora più capacità di analisi e raccolta di informazioni.
In conclusione, l’obiettivo ultimo sarebbe quello di educare senza però controllare, monitorando però gli accessi corretti ed idonei.