A Roma, durante l’evento “Deepfake. Tra realtà e illusione: smascherare le manipolazioni, tutelare la verità”, organizzato da Studio Previti e Ipsos, esperti e istituzioni hanno affrontato le sfide legate alla disinformazione alimentata da queste tecnologie avanzate.
La percezione dei deepfake in Italia e nel mondo
Secondo un’indagine condotta da Ipsos, il 46% degli italiani ritiene che l’Intelligenza Artificiale aumenti considerevolmente il rischio di disinformazione, mentre a livello globale questa percentuale sale al 51%. Nonostante il crescente utilizzo della tecnologia AI per creare contenuti falsi, quasi la metà degli italiani non conosce il termine deepfake, una mancanza di consapevolezza che potrebbe aumentare l’esposizione al rischio. Nelle imprese, il 64% dei dirigenti è a conoscenza del fenomeno, ma un 26% manifesta ancora dubbi sulla sua portata e pericolosità.
Implicazioni per le aziende
Il mondo aziendale non è immune da questi rischi. I deepfake rappresentano una minaccia concreta per la reputazione delle imprese e i loro dirigenti. In un mercato in cui la disinformazione può destabilizzare la fiducia dei consumatori, l’81% delle imprese italiane dichiara di essere seriamente preoccupato per l’impatto delle fake news sul proprio business.
Per difendersi, molte aziende stanno investendo in tecnologie di monitoraggio e strutture interne dedicate alla gestione dei rischi cyber. Tuttavia, il 10% delle imprese non riconosce ancora l’urgenza di dotarsi di contromisure adeguate, esponendosi potenzialmente a gravi danni reputazionali e finanziari.
Il ruolo della regolamentazione e delle istituzioni
A livello legislativo, l’Italia sta cercando di affrontare il problema attraverso l’AI Act, una normativa che mira a garantire la tracciabilità dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale, in particolare i deepfake. Secondo Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato per l’Informazione e l’Editoria, la normativa dovrebbe essere votata al Senato entro la fine dell’anno, segnando un passo avanti nella regolamentazione di questi fenomeni.
In parallelo, istituzioni come il Garante per la Protezione dei Dati Personali evidenziano i pericoli per i diritti individuali, dalla perdita del controllo sull’identità digitale al rischio di manipolazioni che possono sfociare in crimini come il revenge porn o la diffusione di contenuti pedopornografici.
Le sfide future
La facilità con cui i contenuti deepfake possono essere diffusi rappresenta una minaccia globale che richiede un approccio multidisciplinare e internazionale. Le piattaforme digitali e i social media, spesso utilizzati per la diffusione di questi contenuti, devono essere responsabilizzati, mentre è fondamentale investire in soluzioni tecnologiche avanzate e campagne di sensibilizzazione per educare il pubblico ai rischi legati alla disinformazione.
L’Italia, grazie anche al contributo di aziende e professionisti, si posiziona come un modello di regolamentazione su scala globale, ma la strada per contrastare efficacemente i deepfake è ancora lunga. Solo attraverso un impegno collettivo, che includa formazione, regolamentazione e innovazione tecnologica, sarà possibile mitigare i rischi legati a questa minaccia sempre più pervasiva.
A.L