La strategia cinese ha portato alla diffusione di robot-tutor, tablet educativi e chatbot, che non solo supportano lo studio, ma diventano vere e proprie presenze affettive e cognitive nella vita quotidiana dei bambini. I robot educativi e i software di supporto entrano così nelle case, affiancando o sostituendo figure adulte nella cura, nella vigilanza e nella formazione; e in classe l’adozione è ancora più spinta.
Dietro a questa rivoluzione si nascondono però molte paure: l’Intelligenza Artificiale, pur offrendo vantaggi evidenti come il supporto continuo, rischia di alterare profondamente l’esperienza educativa che, se prima si basava su contraddizioni, empatia e fallibilità, ora rischia di essere progressivamente sostituita da risposte automatiche e rassicuranti, che a lungo andare potrebbero ridurre la capacità dei bambini di sviluppare un pensiero critico, di tollerare la frustrazione o di affrontare le ambiguità.
Il modello cinese, in cui la trasformazione digitale dell’educazione è parte di una strategia statale, ha corrispettivi in Occidente, dove l’AI si insinua nei contesti scolastici e familiari più per attrazione commerciale che per necessità, con robot come Sophia o Little Sophia, che però veicolano anche stereotipi culturali e genderizzati.
Esperienze analoghe si ritrovano anche in altre parti del mondo e ovunque si riscontra una tendenza comune: la progressiva trasformazione della tecnologia da strumento educativo a soggetto relazionale. L’Intelligenza Artificiale non si limita più a insegnare, ma inizia a “stare con” i bambini, diventando un surrogato della presenza adulta.
Tra le conseguenze più problematiche c’è la formazione di una nuova dipendenza cognitiva, in cui la curiosità viene sostituita dalla ricerca di una soluzione già pronta. L’educazione perde così il suo valore di esperienza trasformativa e diventa un percorso guidato, dove l’autonomia si riduce e il pensiero critico si affievolisce.
Diventa quindi urgente immaginare una nuova forma di tutela, una certificazione che valuti non solo la trasparenza o la sicurezza di un sistema, ma anche la sua capacità di rispettare la crescita, la fantasia e l’autonomia dei minori.
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