L’accessibilità ai musei rappresenta oggi una priorità imprescindibile per le istituzioni culturali che desiderano garantire una fruizione equa, inclusiva e dignitosa del patrimonio artistico e storico. Grazie all’AI è possibile rendere i contenuti dei musei fruibili anche a chi ha disabilità fisiche, sensoriali, cognitive, o esigenze comunicative diverse.
L’Intelligenza Artificiale generativa sta infatti aprendo scenari inediti: le tecnologie di sintesi vocalica, ad esempio, permettono di ascoltare i testi delle mostre con una voce personalizzabile, facilitando l’esperienza per persone ipovedenti o per chi preferisce l’ascolto alla lettura, e i sistemi di traduzione automatica adattano i contenuti in più lingue e con un linguaggio semplificato.
Esistono anche assistenti virtuali che rispondono istantaneamente alle domande dei visitatori, e tecnologie touchless che, consentendo un’interazione senza contatto fisico, si adattano perfettamente ai visitatori con mobilità ridotta.
L’AI non è però solo uno strumento per i visitatori, ma è un supporto prezioso anche per chi nei musei ci lavora. Essa, infatti, può aiutare nella gestione dell’inclusività: dalla scrittura di testi più attenti alla simulazione di percorsi fisici pensati per specifici tipi di disabilità.
Un esempio concreto è il Planetario di Milano, che ha sviluppato una web app per tradurre le conferenze in 12 lingue e generare testi per le persone sorde, e il cui prossimo passo sembra essere un avatar virtuale che comunica attraverso la lingua dei segni italiana (LIS).
L’uso dell’Intelligenza Artificiale nei musei è quindi qualcosa di più della semplice innovazione tecnologica. È un passo concreto verso un’idea di cultura aperta, partecipativa e davvero accessibile a tutti.
S.B.