Affidare a un’Intelligenza Artificiale l’organizzazione di un viaggio può sembrare la scelta più comoda, ma non è priva di insidie.
Il primo limite è la qualità dei dati. Gli algoritmi possono basarsi su informazioni non aggiornate o imprecise: orari di apertura errati, attività non più disponibili, voli cancellati. Un errore nella base dati può compromettere l’intero itinerario, trasformando un programma perfetto in una sequenza di disservizi.
C’è poi la questione della privacy. Usare l’AI per prenotare richiede di condividere numerosi dati personali: preferenze di viaggio, dati di pagamento, perfino abitudini di consumo. Questo espone a rischi legati alla protezione delle informazioni e solleva interrogativi su come vengano conservati e utilizzati questi dati da piattaforme e operatori.
Un altro rischio è la “eccessiva automazione”: itinerari creati solo da algoritmi potrebbero trascurare la componente umana del viaggio, escludendo esperienze più autentiche o meno “ottimizzate”, ma culturalmente più ricche. Affidarsi completamente a un sistema significa rinunciare in parte alla scoperta spontanea, che è spesso l’essenza stessa del viaggiare.
Infine, nonostante i sistemi antifrode, la digitalizzazione totale dei pagamenti aumenta l’esposizione a potenziali attacchi informatici, soprattutto se si utilizzano piattaforme poco sicure.
L’AI è un alleato potente, ma resta uno strumento da usare con consapevolezza. I viaggiatori dovranno imparare a bilanciare efficienza e controllo personale, evitando di delegare totalmente le proprie scelte a un algoritmo.
A.C.
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