RITARDI NELLO SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Tra le nuove tecnologie, l’attuale e indiscussa protagonista è l’Intelligenza Artificiale. L’AI rappresenta infatti un’opportunità per diversi settori (come per esempio la sanità, la privacy, la sicurezza informatica, la pubblica amministrazione, l’Internet of Things, il campo del fintech e dell’insurtech), ma l’Ue e l’Italia sembrano non aver ancora elaborato una strategia concreta per sfruttarne i vantaggi.

Questa tematica viene approfondita in modo particolare all’interno del rapporto realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) su reti e servizi di nuova generazione. Il report, intitolato “Il digitale che vogliamo. Le sfide del sistema Paese tra politiche Ue e nuove frontiere tecnologiche”, presenta una panoramica del fenomeno AI, evidenziando anche le sfide di ordine etico e legale.

Attualmente, il mercato dell’AI è dominato da USA e Cina, che stanno gareggiando per ottenere il primato di Paese più avanzato. In questo contesto, il crescente interesse nei confronti dell’AI emerge dai dati relativi all’aumento dei ricavi globali: gli Stati Uniti coprono il 36% dei ricavi complessivi, seguiti da Cina (12%), Germania (con il 4% è il più grande mercato AI in Europa) e Regno Unito (4%). Il nostro Paese, invece, non va oltre il 2%. Parametrando il valore del mercato alla numerosità della popolazione di ciascun paese, al primo posto troviamo la Danimarca (con $39 milioni ogni 100.000 abitanti), con gli Stati Uniti che scivolano in quinta posizione e la Cina che scende addirittura al 25° posto.

Negli ultimi anni, il mercato dell’AI cresce sempre di più grazie all’AI generativa, un nuovo campo di ricerca che utilizza tecniche di Machine Learning e Deep Learning per generare dati partendo da zero. Nel 2023 l’AI generativa rappresenta già il 19% del mercato totale e secondo le stime arriverà ad un’incidenza del 28% entro il 2030. In Europa è la Germania a possedere il più grande mercato dell’AI generativa (22% del mercato totale europeo), seguita da Francia (14%) e Italia (10%).

Il report sottolinea anche come lo sviluppo di una tecnologia dipenda dal volume di risorse che vengono investite. Al momento gli Stati Uniti sono il Paese leader in termini di investimenti:  nel 2023 hanno investito $67,7 miliardi, circa cinque volte l’importo investito dalla Cina (€13,5 miliardi) e undici volte l’importo investito dall’Ue (€6,1 miliardi). L’Italia, con 204 milioni di dollari, si posiziona dietro anche ad economie più piccole come Romania, Spagna e Irlanda.

A livello di applicazioni business, l’adozione dell’AI da parte delle imprese è più che raddoppiata in soli 6 anni: nel 2017 il 20% delle organizzazioni dichiarava di adottare applicazioni AI in almeno un’area di business, mentre nel 2022 la percentuale è salita al 50%. Tra le principali funzionalità AI implementate nelle imprese rientrano l’automazione robotica dei processi, la visione artificiale, la comprensione del linguaggio naturale, gli agenti virtuali e il deep learning.

Valutando l’adozione dell’AI nelle imprese dell’Unione europea, si può osservare che solo l’8% ha adottato almeno una tecnologia AI. Il tasso di adozione più elevato si registra in Danimarca, mentre quello più basso in Romania. L’Italia si colloca al di sotto della media Ue, con circa il 6% delle imprese che ha adottato almeno una tra le tecnologie AI considerate nello studio. Tuttavia l’Italia presenta la performance migliore nella robotica di servizio, unico campo dove si colloca nettamente al di sopra della media Ue, con oltre il 4% delle imprese che ha adottato robot di servizio.

L’interesse nei confronti della tecnologia AI è principalmente correlato alle opportunità che questa nuova frontiera tecnologica offre. Il dibattito sull’AI però non si ferma solo alle opportunità, ma esplora anche i rischi ad essa associati. Dall’analisi delle ricerche online, infatti, emerge che le ricerche correlate alla paura sono in aumento in tutti i Paesi analizzati. In Italia il 34% delle ricerche relative alla paura dell’AI per il momento riguarda il rischio di perdere il posto di lavoro a causa delle tecnologie intelligenti.

In un mondo in cui l’AI è sempre più centrale, non può non preoccupare il ritardo dell’Unione europea rispetto alla nuova frontiera tecnologica. La strategia Ue per il momento si basa su investimenti e regole, ma soltanto il secondo pilastro sta registrando degli sviluppi degni di nota. In questo contesto, l’Italia però non si è ancora dotata di una vera e propria strategia AI.

Questa attuale impreparazione rischia di porre dei limiti allo sviluppo di un ecosistema europeo innovativo e di minare la competitività delle aziende Ue e italiane rispetto ai principali competitor globali.

 

 

M.M.