La ricerca online non è più un percorso: è una destinazione. Nel 2024, il 65% delle ricerche su Google si è conclusa senza che l’utente cliccasse su un risultato. È l’effetto zero-click, favorito da snippet, box di risposta e, ora, dall’Intelligenza Artificiale generativa che restituisce direttamente una sintesi matura. ChatGPT, Perplexity e Google AI Overviews sono strumenti che rispondono per noi e al posto nostro, senza la necessità di uscire dalla piattaforma.
La logica delle parole chiave, che per vent’anni ha dominato SEO e marketing digitale, vacilla. La ricerca non è più un’interrogazione da ottimizzare, ma una conversazione da gestire. L’utente parla, l’AI risponde. E la maggior parte delle fonti, semplicemente, scompare dietro l’algoritmo.
Le novità più rilevanti degli ultimi mesi segnano un salto qualitativo: Perplexity AI ha lanciato Comet, un browser AI “agentivo” che non si limita a trovare risultati, ma analizza pagine, confronta prodotti, riassume contenuti e organizza attività. L’utente delega interi processi cognitivi, non solo la domanda.
Parallelamente, Google ha esteso l’AI Mode con funzioni conversazionali avanzate e supporto multimodale (testo, voce, immagini). Crescono anche le AI Overviews, risposte automatiche integrate nella SERP che riducono drasticamente il traffico verso i siti originali. Questi cambiamenti stanno dando forma a un nuovo paradigma: la Generative Engine Optimization (GEO), un’evoluzione della SEO che punta a far emergere i contenuti direttamente tramite risposte AI.
Per chi produce contenuti le conseguenze sono profonde: meno traffico significa meno visibilità, meno entrate pubblicitarie, meno motivi per investire. I siti informativi e i blog specialistici si trovano, quindi, tagliati fuori da risposte generate altrove.
Non basta più essere “primi su Google”, bisogna diventare autorevoli a monte, riconoscibili anche quando non si è cliccati.
In un web dove la domanda non genera più traffico ma solo sintesi, chi scrive e chi cerca deve cambiare postura. Perché il futuro dell’informazione non si gioca più sulla visibilità, ma sulla credibilità e sulla capacità di farsi trovare, anche quando nessuno sta cercando davvero.