Dal 27 luglio scorso, il servizio pubblico finalizzato ad esprimere il proprio diniego a ricevere chiamate di telemarketing indesiderate si è aperto anche ai numeri di cellulare (come previsto dal D.P.R. n. 26/2022), ma qualcosa è ancora da raffinare.
Sono tante le segnalazioni di cittadini che, pur avendo iscritto il proprio numero di telefono mobile nell’elenco che le società di telemarketing sono obbligate a consultare mensilmente, ricevono ancora – in alcuni casi anche più di prima – chiamate indesiderate da chi vuole promuovere una nuova tariffa di telefonia o un nuovo contratto su luce e gas.
Il limite potrebbe essere delle società che non riescono a consultare in tempo reale gli aggiornamenti mensili e quindi probabilmente qualche numero che è iscritto da poco può sfuggire al blocco delle chiamate. Un problema però che potrebbe essere eventualmente risolto.
Più difficile, invece, se il registro non dovesse funzionare perché c’è chi, nonostante la nuova normativa e le relative sanzioni, continua a utilizzare i dati in modo illecito.
A seguito delle numerose segnalazioni di cittadini che, nonostante siano trascorsi i 15 giorni previsti dall’iscrizione al nuovo Registro, continuano a ricevere telefonate commerciali da parte di call center e operatori specializzati, il Codacons ha presentato un esposto al Garante per la Privacy, all’Antitrust e alla Procura di Roma.
I controlli sono in capo all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che però li effettua su segnalazione dei cittadini o delle associazioni dei consumatori.
Al di là della piena funzionalità o meno del Registro, dalla perizia con cui i diversi attori consultino il Registro alla ricerca delle sole numerazioni contattabili e – soprattutto – alle molteplici aziende più o meno autorizzate che non attingono al Registro (e contro cui, naturalmente, il Registro non può proteggere), la domanda di fondo è se tale sistema sia da solo sufficiente a risolvere il problema delle chiamate di disturbo.
Il Registro delle opposizioni rappresenta, indubbiamente, un passo in avanti, ma la velocità del presente richiede nuove soluzioni. Utile sarebbe una modalità diversa di gestione dei consensi, attraverso la realizzazione di un unico aggregatore, ad esempio un portale, capace di stravolgere il paradigma delle informazioni, dando la possibilità ad ogni cittadino di poter conoscere in tempo reale, e direttamente sul pc o sullo smartphone, quali suoi dati sono “in giro”, da chi e come essi vengono usati.