L’utilizzo dei social media tra i giovani della Generazione Z (18-27 anni) è ormai una costante, ma emergono segnali di ripensamento riguardo al loro impatto sulla vita quotidiana. Un recente studio condotto da Jonathan Haidt e Will Johnson ha evidenziato che molti giovani iniziano a nutrire dubbi sull’influenza negativa che queste piattaforme hanno sul loro benessere psicologico e sociale. Alcuni arrivano persino a desiderare che alcune piattaforme, come TikTok e Twitter, non fossero mai state create, data la loro capacità di alimentare dipendenze e problematiche emotive.
Il tempo trascorso online: un allarme per la salute mentale
Secondo lo studio, più del 60% dei giovani trascorre almeno quattro ore al giorno sui social media, con il 23% che supera le sette ore. Questo uso eccessivo solleva serie preoccupazioni sul rapporto tra il tempo trascorso online e la salute mentale. Sebbene i social media permettano di mantenere connessioni sociali e di informarsi, la costante esposizione a questi strumenti ha anche un impatto negativo, come riportato da molti giovani intervistati. Questi effetti includono ansia, depressione e disturbi dell’immagine corporea…
Benefici vs danni: il doppio volto dei social media
I social media, pur offrendo opportunità di espressione e connessione, contribuiscono anche a un aumento della pressione sociale e dei confronti con gli altri, amplificando il fenomeno della FOMO (Fear of Missing Out). Nonostante l’uso quotidiano di queste piattaforme, è chiaro che molti giovani riconoscono anche il danno che ne deriva, manifestando un crescente desiderio di cambiare il loro rapporto con i social media.
Richieste di regolamentazione più rigida
In risposta a questi effetti, sta emergendo una crescente richiesta di regolamentazioni più severe per proteggere i minori dall’uso incontrollato dei social media. Quasi il 45% dei giovani intervistati dichiara di non voler dare uno smartphone ai propri figli prima dell’età della scuola superiore, e il 57% sostiene la limitazione dell’accesso ai telefoni per i bambini sotto i 14 anni.
Lo studio di Haidt e Johnson ci mostra una Generazione Z in bilico tra l’attrazione irresistibile dei social media e la consapevolezza dei loro effetti negativi. I giovani riconoscono sia i benefici che i danni di queste piattaforme, ma la domanda più urgente rimane: riusciremo a riformare i social media per proteggere le generazioni future dai rischi che comportano?
A.L