Secondo uno studio della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo (FEMM, ndr) si è notato che le piattaforme dei social media sono diventati uno spazio pericoloso per le donne. Infatti, durante questa ricerca diverse donne e ragazze hanno dichiarato che sperimentano online pericoli sproporzionati rispetto a ragazzi e uomini. Inoltre, usare i social network può peggiorare la percezione del proprio corpo in particolare modo durante la fase adolescenziale.
Purtroppo le giovani ragazze sono immerse in una società dove i corpi e le forme fisiche delle donne vengono abitualmente sessualizzati e utilizzati da altri per valutare il loro valore. Questo comportamento viene adottato anche sulle piattaforme online.
Maura Gancitano, ideatrice di Tlon, durante un’intervista per il giornale Today, ha raccontato che essere donne sui social significa essere principalmente guardate e non ascoltate. “È ancora il tuo aspetto, e l’immagine che viene percepita di te, che in qualche modo viene prima di ogni altra cosa. È stato chiaro anche nel caso di Elena Cecchettin: c’è una grandissima difficoltà nel farsi ascoltare” afferma la Gancitano.
La ceo di Tlon non è l’unica voce ascoltata in questa intervista a Today, perchè c’è anche la giornalista e scrittrice Donata Columbro che sostiene che quando una donna scrive una riflessione o un post sui social c’è il rischio che tale donna venga attaccata da ogni punto di vista, non per quanto è stato scritto, ma per l’essere donna. “Anche quando magari capita un confronto su una specifica tematica, si cerca sempre di indebolire il tuo punto di vista, mettendo in discussione le tue competenze”, ha affermato la scrittrice.
“Ancora oggi – racconta Aurora Caporossi, presidente di Animenta, (associazione non-profit che si occupa di disturbi del comportamento alimentare, ndr) – assistiamo a una strumentalizzazione del corpo femminile, nei commenti, nei giudizi, nelle offese che il corpo di ogni donna subisce quando viene esposto. E non solo: le rappresentazioni stereotipate dei social network rendono ancora più difficile accettare i corpi non conformi”.
Da un punto di vista legislativo, per combattere questo enorme problema sociale e globale che sta colpendo in particolare modo l’Italia, il server del Digital Services Act europeo, obbliga le piattaforme e i motori di ricerca a mettere in atto azioni e restrizioni affinché si riesca prevenire il rischio di violenza digitale contro le donne.
Per fare in modo che avvenga un cambiamento, e ci sia una riduzione dei casi di femminicidi, è necessaria un’evoluzione culturale con il supporto e l’intervento delle istituzioni.
M.P.