A farne le spese è Anthropic, azienda sviluppatrice del chatbot Claude, che ha perso una class action intentata da un gruppo di autori. La società è stata condannata al pagamento di una sanzione di 1,5 miliardi di dollari, con l’accusa di aver utilizzato senza autorizzazione circa 500.000 libri piratati reperiti online. In particolare, la startup dovrà versare 3.000 dollari per ogni opera pirata impiegata nell’addestramento del proprio modello.
Ciò che rende il caso ancora più controverso è il fatto che Anthropic si sia sempre presentata come promotrice di un approccio etico, denominato “Constitutional AI”, incentrato sul rispetto dei diritti umani e dei valori fondamentali.
Questa decisione segue una precedente sentenza emessa nel giugno scorso dal giudice federale William Alsup, secondo cui le aziende di AI possono utilizzare opere protette solo se hanno ottenuto le necessarie licenze. Nella stessa sentenza è stato evidenziato che Anthropic avrebbe scaricato consapevolmente oltre 7 milioni di libri digitalizzati, molti dei quali provenienti da fonti illegali.
Anthropic non è l’unico attore coinvolto in casi simili. Infatti, attualmente negli Stati Uniti sono in corso 48 cause legali per presunte violazioni del copyright da parte di società che sviluppano modelli di AI.
Per Anthropic, il pagamento della multa rappresenta, oltre che un costo elevatissimo, anche un modo per chiudere rapidamente una controversia che avrebbe potuto danneggiare gravemente la propria immagine. Per gli autori coinvolti, invece, la sentenza è un’importante vittoria; infatti, dimostra che far valere i propri diritti è possibile anche nei confronti dei giganti tecnologici. Un segnale forte per l’intero mondo della creatività, che da ora in avanti potrà avere un ruolo più attivo nella gestione e nella tutela dei propri contenuti.
S.C.

















