Il browser, considerato fino a oggi praticamente invisibile all’interno dell’esperienza digitale, è protagonista di una disputa che riguarda il controllo dell’attenzione, dei comportamenti online e dei flussi economici su cui si basa gran parte dell’economia online. Dunque, quello che negli ultimi vent’anni è stato uno strumento cardine nei processi di ricerca dell’utente, ad oggi rischia di essere superato. Infatti, proprio l’arrivo dei sistemi di AI rende la navigazione qualcosa di obsoleto e datato: quando l’Intelligenza Artificiale anticipa la ricerca e fornisce la soluzione, cosa rimane da navigare?
Ma la grande rivoluzione consiste nel superamento del concetto di web come porta d’ingresso strategica, da cui passavano la grande maggioranza delle attività online. Dunque, con l’introduzione dell’AI, la catena che ha sempre sostenuto il web rischia di essere smontata: dalle query ai “click” sugli annunci.
In questa direzione, si inseriscono tre scenari possibili per il futuro di un web ormai a rischio: secondo gli analisti questo potrà evolversi in un browser potenziato o in un’estensione di un’applicazione AI, oppure vi sarà un vero e proprio superamento graduale del web tradizionale a favore di protocolli sviluppati per l’interazione tra sistemi. Nel primo caso, si fa riferimento a un browser che opera in background per poi offrire delle soluzioni predefinite; nel secondo caso, si tratta di un chatbot che si muove sul web autonomamente; nel terzo caso, si fa riferimento a un venir meno del concetto di navigazione, in un’ottica di un web “post-umano”.
Il punto nevralgico della questione è chiedersi quanto potrà valere un domani l’attenzione degli utenti. Senza dubbio, a complicare particolarmente lo scenario, vi sono diversi attori che si inseriscono nel quadro: da Google a OpenAI, da Apple a start-up innovative come Perplexity. Il tutto si traduce in un elevato livello di frammentazione.
E, dunque, chi è il protagonista in questa nuova fase? Gli utenti e i loro comportamenti: è necessario comprendere se gli individui saranno pronti a cedere il controllo dell’esperienza online e della navigazione. A fronte di ciò, l’opinione comune non prevede una sparizione del browser, ma una sua trasformazione in un hub ibrido.
L.V.
Diritto dell’informazione
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