Un recente studio pubblicato su Frontiers in Communication da Maximilian Dauner e Gudrun Socher della Munich University of Applied Sciences ha sostenuto che non tutti modelli AI consumano allo stesso modo, e ha analizzato 14 modelli linguistici open-source verificando una produzione di CO₂ che va da 27,7 g per il modello più leggero, fino a oltre 2.000 g per i modelli più sofisticati.
Una delle principali cause dell’alto consumo di questi modelli è la produzione di un numero di segmenti di testo utilizzati nei passaggi intermedi di ragionamento che, rispetto ai modelli standard, è dalle 4 alle 6 volte più alto. Anche la disciplina trattata incide: materie come l’algebra o la filosofia spingono i modelli a elaborazioni più complesse e quindi più dispendiose. Inoltre, alcuni sono progettati per risposte articolate e questo li rende più energivori rispetto a quelli ottimizzati per risposte brevi e sintetiche. Studi precedenti mostrano poi che lo stesso modello AI può generare maggiori emissioni a seconda della localizzazione del data center.
La buona notizia è che ognuno di noi può adottare comportamenti per rendere più sostenibile l’uso dell’AI. Ecco alcuni consigli pratici:
– Usare l’AI solo quando serve davvero: per richieste semplici un motore di ricerca tradizionale è più efficiente e consuma fino a 10 volte meno.
– Scegliere modelli più leggeri: versioni ottimizzate o “mini” dei modelli AI spesso bastano per compiti comuni con minore impatto ambientale.
– Scrivere prompt sintetici: domande concise (“in 100 parole”) portano a risposte più brevi e meno dispendiose.
– Valutare l’efficienza rispetto al lavoro umano: in alcuni casi una sintesi fatta dall’AI può inquinare meno di ore di lavoro al computer da parte di un essere umano.
– Essere consapevoli dell’AI invisibile: suggerimenti automatici, feed social personalizzati e altre funzioni AI in background, anche se in maniera passiva consumano comunque risorse.
S.B.