Nel dettaglio i dati Istat documentano che le istituzioni che hanno effettuato almeno una delle 4 tipologie di investimento digitale (tecnologico-infrastrutturali, comunicazione, cultura digitale e tecnologie avanzate) sono 10.543, l’82,5% del totale.
La propensione ad investire è tuttavia basata su strategie digitali a basso grado di complessità: tra le IP che investono in digitale, il 40,3% ha realizzato contemporaneamente solo 2 delle 4 tipologie di investimento e il 36,4% soltanto una. Solo una parte più residuale di istituzioni pubbliche, invece, mette in atto strategie digitali più complesse: si tratta del 18,6% delle PA che riescono a realizzare contemporaneamente 3 tipi di investimento e del 4,6% che riesce a realizzarli tutti e quattro.
Ma l’investimento in comunicazione è quello a cui puntano maggiormente le imprese pubbliche: tra quelle che hanno investito in digitale, l’81,3% ha fatto almeno 1 investimento di questo tipo.
Dalle combinazioni delle diverse tipologie di investimento digitale emerge un modello di comportamento comune a tutte le IP: gli investimenti in comunicazione e quelli tecnologico-infrastrutturali sono i più frequentemente utilizzati sia dalle istituzioni che perseguono strategie di investimento poco complesse (1 o 2 investimenti digitali nel 2020), sia da quelle più sofisticate (3 investimenti digitali).
Solo nei casi di strategie più complesse a questa combinazione di investimenti si aggiungono quelli in cultura digitale volti alla formazione del personale in servizio e, in casi ancora più limitati, quelli in tecnologie avanzate.
A livello territoriale, la propensione agli investimenti è maggiore nelle regioni del Nord-est e del Centro, dove le IP hanno effettuato almeno un investimento tecnologico-digitale rispettivamente nell’87,9% e nell’87,1% dei casi. Questa percentuale scende all’80,8% nel Nord-ovest, all’80,2% nelle Isole e al 78% nel Sud.