L’UE ha pubblicato il rapporto 2024 sullo stato del Digital decade, nel quale viene evidenziata l’importanza e l’urgenza di aumentare, entro il 2030, la percentuale della popolazione con competenze digitali di base (almeno 80%).
L’Italia, dove ancora la maggioranza della popolazione (54%) non possiede competenze digitali basilari, è evidentemente lontana dal raggiungimento di questo obiettivo.
I dati raccolti da Eurostat e dalle roadmap nazionali, e pubblicati in Italia dall’Istat, consentono di portare avanti delle riflessioni significative. Nel 2023 in Italia solo il 45,9% degli adulti vantava competenze digitali adeguate, il 36,1% presentava competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non aveva alcuna competenza. Nel panorama europeo l’Italia risulta quindi essere uno dei Paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media europea di quasi il 10%.
Come in altri Paesi anche nel nostro le competenze digitali sono associate alle caratteristiche socioculturali della popolazione: il principale fattore discriminante, infatti, insieme al genere e all’età, è proprio il grado di istruzione. Tra le persone con titolo di studio di livello universitario il 74,1% ha competenze digitali almeno di base, mentre per coloro che si sono fermati alla licenza media la percentuale scende al 22,6%.
La distanza che intercorre tra i più giovani e i più anziani risulta invece essere in linea con quella media europea, ma l’Italia presenta valori nettamente inferiori all’UE in tutte le classi d’età.
Il possesso di competenze digitali è un elemento fondamentale e imprescindibile della società nella quale viviamo oggi, necessario per l’accesso al lavoro e per la vita sociale. La possibilità di sviluppare questa attuale carenza dipende, tra le altre cose, dalla capacità di rafforzare le iniziative introdotte nel ciclo d’istruzione, nell’ambito lavorativo e nei servizi di formazione della popolazione.
S.B.
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