L’Organizzazione Mondiale per la Sanità non lo classifica ancora come disturbo, ma l’uso eccessivo di internet, in particolare dei social network, sembra affermarsi sempre più come la malattia del nostro secolo. Si tratta di Internet Addiction Disorder (IAD), termine coniato nel 1995 da Ivan Goldberg per indicare la dipendenza legata all’utilizzo intensivo e ossessivo di Internet, con conseguenti disagi psico-fisici.
Tra le forme principali con cui si può manifestare abbiamo la dipendenza cyber-sessuale, quella dalle relazioni virtuali, la dipendenza da videogiochi e il sovraccarico cognitivo da overload informativo e tra i segni che costituiscono campanelli d’allarme per la sindrome si riconoscono la difficoltà di interrompere il collegamento alla rete, la messa a repentaglio di relazioni interpersonali e attività lavorativa e le alterazioni dell’umore in base all’attività online.
Le cause della dipendenza si possono ricercare tra predisposizioni personali e situazionali: possono essere fattori di rischio le situazioni familiari o coniugali stressanti, la permanenza prolungata in luoghi ad elevata digitalizzazione, le personalità tendenti al ritiro sociale e le patologie pre-esistenti. Oltre a questi fattori anche solo la navigazione in rete per tempi prolungati può costituire un fattore di rischio, e le statistiche degli ultimi anni non dipingono uno scenario roseo a tal proposito: secondo il report annuale sull’utilizzo di internet globale di Wearesocial, il tempo speso sul web a persona è di circa 6 ore e 35 al giorno, di cui 2 ore e 24 vengono passate sui social, stime in calo rispetto agli anni precedenti, ma pur sempre elevate. In Italia queste stime si assestano su quasi 6 ore passate su internet quotidianamente, di cui quasi 2 dedicate ai social.
Una ricerca condotta dalla Royal Society for Public Health del 2017 ha messo in luce i rischi della rete e dei social media per i giovani, per cui circa il 5% della popolazione tra i 16 e i 24 anni soffre di dipendenza da social, che diventa causa di ansia e depressione, cambio dei ritmi del sonno, problemi di autostima legati al fisico, soprattutto tra le ragazze, aumento del cyberbullismo e FoMO (Fear of Missing Out), acronimo che indica la paura di venire esclusi. Considerando che secondo questa ricerca il 91% dei giovani utilizza i social, i risultati che ci si presentano sono allarmanti.
M.T.