Il professor Antonio Albanese, Professore ordinario di Diritto civile nell’Università Cattolica, dove dirige anche il Dipartimento di scienze giuridiche, è membro del Comitato scientifico del nostro portale, presieduto dal professor Ruben Razzante. In questa intervista racconta le iniziative dell’ateneo di Largo Gemelli nell’ambito della didattica a distanza e le altre attività accademiche portate avanti in questa fase di emergenza Covid-19.
1) Come stanno procedendo le attività di didattica a distanza in Università Cattolica? Quali modalità sono state adottate?
L’Università cattolica ha potuto sopperire alla sospensione delle lezioni in aula anzitutto avvalendosi a pieno delle possibilità offerte dalla piattaforma Blackboard, di cui si era da tempo dotata come strumento ausiliario ad integrazione della didattica erogata nelle forme tradizionali.
Questo mezzo di comunicazione a distanza ha consentito ai docenti di videoregistrare lezioni, mettendole a disposizione degli studenti, che possono fruirne nel momento a loro più congeniale, eventualmente interrompendo e riprendendo l’ascolto secondo le proprie esigenze. Come di consueto è stato inoltre possibile “caricare” sulla piattaforma materiali di vario genere, che hanno facilitato lo studio individuale delle diverse discipline. In alcuni casi si è ritenuto preferibile svolgere la lezione in modalità streaming, soprattutto quando la metodologia didattica richiedeva l’interazione con l’aula virtuale (ad esempio per le cliniche legali). Anche gli studenti hanno avuto la possibilità di collaborare alla preparazione di contenuti (ad esempio predisponendo slides con commenti audio), che previa correzione dei docenti sono stati pubblicati su Blackboard.
Hanno avuto anche luogo i primi appelli d’esame che, nonostante i timori e le difficoltà iniziali, si sono svolti in modo soddisfacente. In generale si può dire che questa contingenza è stata un’occasione per sfruttare maggiormente tecnologie già disponibili e ciò ha determinato un arricchimento professionale dei docenti, soprattutto di quelli che per ragioni anagrafiche sono meno avvezzi all’uso degli strumenti informatici. Nel contempo si è però compreso che le lezioni frontali e i contatti diretti tra docente e studente sono valori imperdibili, che dovremo recuperare non appena ci saranno nuovamente le condizioni perché ciò avvenga in sicurezza.
2) Tra le priorità di un docente universitario c’è la ricerca. La difficoltà di recarsi fisicamente in biblioteca come viene superata in questa fase di prolungata quarantena?
In questo periodo anche la ricerca, che non si svolge in laboratorio o in corsia d’ospedale, ha continuato ad andare avanti grazie all’ausilio di strumenti informatici quali banche date, e-journals e libri digitalizzati consultabili off-campus. L’importanza di questi strumenti è da tempo nota e su di essi l’Università cattolica ha molto investito anche in ragione dei vantaggi offerti in termini di risparmio di spazio. Come direttore del Dipartimento di scienze giuridiche ho trovato una grande disponibilità da parte della Direzione della Biblioteca d’Ateneo, con la quale ho condiviso l’obiettivo di ampliare l’offerta, sottoscrivendo già nei mesi scorsi nuovi abbonamenti a banche dati straniere. Nell’attuale contingenza tali risorse si sono rivelate imprescindibili. Ciò però non toglie l’utilità dei libri e delle pubblicazioni cartacee (da mantenere) né fa venire meno il fascino delle sale di consultazione con gli scaffali a vista, che speriamo di tornare presto a frequentare insieme ai nostri studenti.
3) Sul fronte della convegnistica il blocco è totale. Quali sono le conseguenze della situazione contingente su tali attività?
Negli ultimi anni si è acquisita sempre maggiore consapevolezza della c.d. terza missione delle Università, che si affianca alla didattica e alla ricerca scientifica. Attraverso convegni, seminari e attività di formazione post lauream i docenti sono chiamati a trasmette i risultati delle loro ricerche non solo agli “addetti ai lavori”, ma ad un pubblico più ampio, che comprende operatori professionali, esponenti del mondo economico e della società civile e in genere tutti coloro che sono interessati ad ampliare le proprie conoscenze. Questi eventi sono un’importante occasione di confronto che consente all’accademia di aprirsi all’esterno prevenendo il rischio di rimanere autoreferenziali. Queste attività, proprio per la finalità che le contraddistinguono, presuppongono un contatto diretto e personale dei relatori (spesso provenienti da paesi stranieri) tra di loro e con il pubblico e pertanto il divieto di assembramenti e le limitazioni agli spostamenti delle persone hanno avuto pesanti ripercussioni, impedendo incontri e scambi utili alla circolazione delle idee.
4) In generale come giudica il livello di introduzione delle tecnologie nelle attività formative del nostro Paese?
Non sono in grado di rispondere esattamente a questa domanda perché non conosco abbastanza le realtà diverse da quella in cui lavoro, ma mi sento comunque di poter dire, proprio alla luce della recente esperienza, che maggiori investimenti in questo campo sono senz’altro auspicabili. Nel far ciò non bisogna però mai dimenticare che anche nel settore della formazione la tecnologia è al servizio dell’uomo e non viceversa e quindi l’innovazione deve partire dai bisogni della persona, in relazione ai quali vanno individuati gli obiettivi da perseguire e le regole da rispettare.