Un sondaggio condotto dall’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Firenze ha evidenziato che WhatsApp è lo strumento di comunicazione che va ormai per la maggiore tra i professionisti del settore sanitario, utilizzato dall’84,3 % dei medici, mentre solo il 14,5% di essi usa Telegram o Messanger. I tradizionali sms vengono invece usati dal 50,9% dei dottori. Poco usata l’email.
La pandemia ha incrementato l’uso di app di messaggistica con i pazienti per quasi un medico su due. Su WhatsApp vengono mandate prescrizioni, valutati esami e dati consigli terapeutici. Oggi 8 dottori su 10 hanno un contatto con gli assistiti tramite smartphone, ma per molti è diventato un’invasione della propria sfera privata.
A tal proposito, è opportuno ricordare che nel periodo del lockdown, con il parere n.58 del 19/3/2020 il Garante della Privacy aveva dato il via libera al decreto del Mef per l’invio dematerializzato delle ricette, evidenziando che con il passaggio al digitale si rendeva necessario mettere in atto le misure tecniche organizzative per il rispetto del GDPR (General Data Protection Regulation).
L’Authority, aveva espressamente dato il suo nulla osta ad utilizzare come canali dematerializzati il portale del Sistema di accoglienza centrale (Sac), il Fascicolo sanitario elettronico, la posta elettronica (email), gli short message service (Sms), ma non aveva menzionato WhatsApp e le altre app di messaggistica, strumenti tecnologici che, per quanto di uso pratico e rapido, comportano maggiori criticità in materia di protezioni dei dati personali che richiedono particolare attenzione nel settore sanitario.
(V.M)