Nella fashion industry la digitalizzazione è certamente pervasiva. Secondo lo State of Fashion Report di McKinsey, entro il 2030 l’industria della moda investirà nel digitale tra il 3% e il 3,5% delle proprie revenue, partendo dall’attuale 1,6% – 1,8 %.
Le tendenze principali sono, da un lato, quelle legate al mondo produttivo (robotica, loT, Industrial Analytics), dall’altro quelle del fashion retail, con le sue esperienze in-store innovative, con il peso sempre maggiore dell’e-commerce e della customer experience.
L’enfasi sulla digitalizzazione, sull’integrazione di nuove tecnologie e anche sull’adozione di paradigmi IT come quelli dell’era del cloud impone la massima attenzione alla protezione e alla sicurezza dei dati, soprattutto in un periodo contraddistinto dal costante aumento delle minacce cyber.
L’industria della moda si trova perennemente sotto la minaccia di attacchi cyber perché custodisce asset di grande valore. Secondo alcune rilevazioni degli analisti di McKinsey, il 61 % delle imprese del settore moda ha registrato quest’anno “più enfasi” nei confronti della cyber security rispetto al precedente.
L’adozione di modelli cloud enterprise, già da tempo avviata nel mondo fashion, rischia di creare ulteriori complessità. Le organizzazioni stanno adottando paradigmi ibridi e multicloud, tra cui resilienza, praticità e scalabilità, per ottimizzare l’efficacia operativa. “Tuttavia – sottolinea Giuseppe Colosimo, Cyber Security Director di WIIT– ciò ha un effetto collaterale, poiché gestire la strategia aziendale del multicloud ibrido richiede competenze specifiche che non vedo spesso nel mondo fashion”. Da qui nasce il rischio che le aziende non siano sempre consapevoli dell’ubicazione dei loro dati critici, con tutte le conseguenze del caso in termini di sicurezza.
(V.M)