Sarà l’Australia il primo Paese al mondo a bloccare totalmente i social network agli under 16. Niente più account TikTok, Instagram, X o Facebook per chi non ha ancora compiuto 16 anni, anche con il consenso dei genitori. Il Parlamento ha approvato una legge che impone restrizioni drastiche, con sanzioni fino a 30 milioni di euro per le piattaforme che non si adegueranno. Un cambio di rotta netto che si inserisce in un clima globale di crescente allarme sui danni dei social tra i più giovani.
Il divieto entrerà in vigore entro un anno: in questo periodo il Governo dovrà definire quali piattaforme saranno coinvolte e come verificare l’età degli utenti. Si parla di sistemi biometrici o identificazione documentale, ma le linee guida vietano esplicitamente l’obbligo di fornire passaporto o patente. La sfida, insomma, è duplice: evitare che i minori accedano, senza però violare la privacy di tutti gli altri.
E mentre i colossi del tech come Google e Meta chiedono tempo per adeguarsi, i cittadini sembrano già convinti: il 77% degli australiani è favorevole alla legge. Anche se resta il nodo dell’efficacia: Vpn e altre scorciatoie digitali potrebbero aggirare facilmente i blocchi.
Intanto, nel resto del mondo si moltiplicano iniziative simili. Negli USA, la Florida ha vietato i social ai minori di 14 anni e altri Stati impongono limiti d’uso e verifiche d’età. In Cina, il blocco scatta già dai 14 anni, con obbligo di identificazione per l’accesso. In Europa, il Digital Services Act ha vietato la pubblicità mirata ai minori, mentre Francia e Spagna stanno valutando il divieto totale.
E in Italia? Il ministro dell’Istruzione Valditara ha già proposto l’obbligo di carta d’identità per accedere ai social, con divieto sotto i 16 anni. A settembre una petizione firmata da esperti e intellettuali chiedeva di vietare gli smartphone prima dei 14 anni e i social prima dei 16. Il tema è sul tavolo e il dibattito è destinato a intensificarsi.
Il punto non è solo tecnico o legislativo: al centro ci sono dati sempre più allarmanti. Secondo uno studio finlandese su oltre 1100 adolescenti, l’abuso dei social è correlato a meno sonno, meno attività fisica e più assenze scolastiche. E questo, per molti governi, è diventato un costo troppo alto da ignorare.
A.C.