Dai dati emerge che l’88% degli intervistati ha dichiarato di usare con regolarità i social network. Ma la percentuale sale al 100% tra i tredicenni. E 4 ragazzi su 10 hanno un profilo pubblico.
Spiega Simone Digennaro, coordinatore della ricerca: “La condivisione di contenuti privati su piattaforme visibili in tutto il mondo, senza il diretto controllo e la supervisione degli adulti, espone il minore a rischi enormi, quali ad esempio cyberbullismo, adescamento online e, più in generale, violazioni della privacy”.
La ricerca dice anche che oltre il 50% del campione utilizza per lo più due ore al giorno WhatsApp e Tik Tok. Seguono Instagram, YouTube e Snapchat. Quest’ultima è usata principalmente per modificare foto da postare su altri social. Tra i giovanissimi il social più in calo è Facebook, mentre Twitter desta scarsa attenzione.
I giovanissimi stanno sui social in modo prevalentemente passivo. Ovvero, in primis, guardando foto e storie di personaggi famosi. Le ragazze da una parte trascorrono più tempo dei ragazzi a postare e guardare contenuti che riguardano loro stesse, a dimostrazione di un’attenzione maggiore vero il proprio corpo. Ma dall’altra sono più attratte da post e video del proprio gruppo di appartenenza. Spiega Digennaro che il motivo è “forse la ricerca di modelli socioculturali meno stringenti, per difendersi e bilanciare modelli inarrivabili, o anche un alto bisogno di inserimento e approvazione nella propria sfera social. O, ancora, una maggiore propensione a coltivare i legami sociali e una connessione più forte fra mondo dei social e mondo reale”.
Digennaro conclude dicendo che “i social sono diventati ormai veri e propri spazi e dispositivi di costruzione della soggettività e come tali vanno considerati e studiati, se non vogliamo ritrovarci a fare i conti con enormi punti ciechi sulla vita dei ragazzi”.