L’avvocato Silvia Segnalini, autrice di numerosi articoli e libri sul diritto dell’arte, della moda e sui meccanismi finanziari del mercato dell’arte, ha ricoperto diversi incarichi alla IULM University, al Sole24Ore Business School, all’Università Luiss di Roma. Inoltre, è ricercatrice presso l’Università La Sapienza di Roma e legal mentor di Camera Moda Fashion Trust.
Ho intervistato Silvia Segnalini per ricevere informazioni sul Fashion Law, che costituisce il settore industriale ove nuove generazioni di avvocati assistono legalmente le aziende di moda. Con una dettagliata specializzazione in diverse aree, si spazia dalla proprietà intellettuale, alla contrattualistica di settore, al mondo del digital.
L’obiettivo dell’intervista è stato focalizzarsi sui cambiamenti determinati dal COVID-19 nel settore del fashion law, con particolare riferimento alla digitalizzazione, allo smart-working, alla divulgazione di fake news e all’organizzazione non profit “Camera Moda Fashion Trust” con cui l’avvocato collabora e di cui è legal mentor.
Il Fashion Law è un settore che coinvolge tutte le aree del diritto nell’ambito della moda: dai diritti sui marchi, alle azioni contro la contraffazione e alla concorrenza sleale, nonché al diritto del lavoro. Lei è autrice di “leggi della Moda”, il libro che assembla al suo interno differenti concetti, collegando il diritto d’autore alla storia della moda, con riferimenti all’arte e ai grandi stilisti. Com’è nata quest’idea e qual è il messaggio che intende lanciare? Inoltre, come hascoperto lapassione per il diritto della moda?
Nasco come avvocato specializzato in diritto dell’arte, quindi tutti i profili legali collegati col mondo dell’arte e del patrimonio culturale e del collezionismo. L’idea di allargare gli orizzonti al diritto della moda avviene quando, durante il mio percorso professionale, ho constatato i costanti riferimenti e il continuo dialogo tra i due sistemi anche dal punto di vista giuridico.
In riferimentoal libro, il messaggio che vuole lanciare riguarda il fashion che è un settore durissimo con regole severe, non solo, dunque, quelle formali del diritto della moda. Per tale motivo, dietro ad ogni prodotto, ad ogni sfilata, ad ogni luccichio del mondo della moda c’è in realtà un lavoro arduo ed è richiesta una elevata professionalità, anche per gli avvocati.
Durante un’intervista con il quotidiano digitale “Affari Italiani” il 10 aprile 2020, Ruben Razzante, componente della Task Force istituita dal Governo in materia di fake news e professore di diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sostiene che il virus della disinformazione viaggia soprattutto sulle piattaforme social, dove spesso un’interpretazione viene spacciata come verità oggettiva e si tende a mistificare la realtà. Secondo la sua visione, cosa bisogna fare per combattere le fake news?
La realtà odierna configura un’opportunità di crescita intellettuale per le generazioni più giovani in quanto l’unico antidoto al virus della disinformazione, a mio avviso, è imparare ad avvalersi di più livelli, di più canali informativi. Tale processo si realizza cominciandoad apprezzare le differenze che intercorrono tra essi, tornando, in parte, anchealla carta stampata, dove c’è sicuramente un maggiore approfondimento. Quindi, la campagna contro le fake news è importante in quanto credo che possafar, in un certo senso, risuscitare l’editoria, intesa soprattutto nel senso più ampio del termine, quindi contenuti non solo digitali, ma anche la carta stampata. Come antidoto naturale si tenderà a ricercare l’approfondimento che spesso non avviene sui canali digitali, né su quelli social che, come giustamente ha osservato il dottor Razzante, sono spesso la fonte di fake news e disinformazione.
Nell’ambito delle misure adottate dal Governo per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato il 1° marzo 2020 un nuovo Decreto che interviene sulle modalità di accesso allo smartworking (confermate anche dal Decreto del 4 marzo 2020) per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o a distanza. A tal proposito, la digital disruption come sta trasformando il settore della moda? E la professione di fashion lawyer?
Il lavoro di fashion lawyer e nella moda in generale stacambiando dal punto di vista della comunicazione con l’introduzione di riunioni a distanza, webinar, con una nuova modalità di contatti con il cliente.
Il mondo della moda, soprattutto il fashion system italiano che si contraddistingue per la qualità, non potrà mai abdicare fino in fondo al rapporto diretto con il prodotto, in quanto è importante provare ed apprezzare i materiali. Allo stesso modo, il buon lavoro dell’avvocato, a prescindere che sia un fashion lawyer o meno, richiede un’empatia ed una comprensione profonda dei bisogni del cliente che necessitano di tornare a modalità meno distanziate. È interessante, però, osservare i cambiamenti che il virus porterà nel medio-terminenella filiera della moda, soprattutto dal punto di vista a cui più tengo che è quello dei giovani creativi italiani.
A tal proposito lei è legal mentor di Camera Moda Fashion Trust, un’iniziativa non profit della Camera Nazionale della Moda Italiana che mira al supporto dei designer e delle piccole imprese Made in Italy, aiutandoli a trasformare il loro talento in business. Poniamo, quindi, un focus sulla sua mission all’interno di essa.
Grazie per la domanda Silvia, questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore anche perché è molto delicato. Ho scritto il libro “le leggi della moda” oltre che per la commistione di problematiche e di persone circolanti nel mondo dell’arte e in quello della moda, anche per fornire un orientamento ai giovani creativi. Il creativoè libero da vincoli e regole; le grandi storie di successo nel mondo della moda, infatti, si contraddistinguono per la presenza bivalente del creativo e del manager, la cui mission è canalizzare l’energia e il disordine del creativo che può portare ad eccessi economici. Basti pensare alle coppie famose di Yves Saint-Laurent con Pierre Bergé o di Valentino con Giancarlo Giammetti. In riferimento alla domanda specifica, ad un creativo che si affaccia sul mercato manca totalmente la forma mentis per darsi delle regole e per tutelarsi in un mercatoferoce; ha bisogno, quindi, di una professionalità elevata che lo indirizzi. Pertanto, la mia mission all’interno di Camera Moda Fashion Trust è fornireagli stilisti emergenti italiani un supporto legale, affiancandoli, supportandoli e fornendogli strumenti fondamentali per poter stare nel mercato della moda, tutelandosi. Ci sono specifici parametri per poter accedere alla tutela del Fashion Trust come, per esempio, la richiesta cheabbiano realizzato tre collezioni. Quindi, essendo stilisti che sono in qualche modo presenti sul mercato, spesso entrano in Camera Moda Fashion Trust senza aver registrato il marchio oppure non lo hanno registrato in tutte le categorie merceologiche.
L’emergenza COVID-19 sta avendo un impatto economico devastante sulle imprese italiane. Il 4 aprile 2020, Confindustria ha avviato una seconda indaginesugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane, registrandouna percentuale del 43,7% in riferimento alle imprese con problemi gravi. Per contrastare la crisi, all’interno del progetto “Italywe are with you” di CNMI è stata lanciata una raccolta fondi “TogetherForTomorrow” sostenuta da Camera Moda Fashion Trust. Come è nata questa iniziativa? Quali saranno gli ulteriori obiettivi di Camera Moda Fashion Trust?
L’iniziativa Camera Moda Fashion Trust è assolutamente in linea con lo spirito non profit e di sostegno alla giovane moda italiana. Le fondatrici sono donne imprenditrici, tra le più esposte figurano Sara Maino di Vogue Talents, la dottoressa Umberta Gnutti Beretta, la dottoressa Warly Tomei, Vania Miranda, esperta di economia. Con quest’ultima lavoro molto per seguire i ragazzi sia dal punto di vista legale che di business plan. In questo momento storico è un’iniziativa che va a rafforzare la liquidità di Camera Moda Fashion Trust, supportata essenzialmente dalle fondatrici e da charity events che ad oggi non è possibile organizzare. Inoltre, ci sono tanti creativi in difficoltà perché gli ordini non gli sono stati confermati o pagati.
Il prossimo obiettivo, che tra l’altro è già in corso, riguarda una serie di webinar riservati ai giovani talenti di Camera Moda Fashion Trust che hanno la possibilità di ricevere indicazioni e consigli su come potersi orientare in un momento di così grande smarrimento. I webinar si contraddistinguono per la presenza di mentori di grande esperienza; a tal proposito è stato molto interessante l’incontro virtuale su Zoom con Laura Lusuardi e Giorgio Guidotti di Max Mara, i quali hanno dato ai ragazzi preziosi consigli su come gestire tale situazione. Inoltre, nonostante fossero collegati quasi 50 ragazzi, sono riusciti a fornire dei consigli tailor-made in quanto ciascun giovane rappresenta una realtà molto diversa, sia per il posizionamento, sia per il prodotto, sia per la presenza temporale sul mercato. Altro webinar di grande interesse è stato il 24 Aprile con Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana.
La moda riflette i tempi e si adatta alle contingenti dinamiche sociali. L’epidemia da COVID-19 ha determinato un impatto sui marchi di abbigliamento e sulle loro catene di approvvigionamento. Infatti, mentre marchi e rivenditori stanno lottando per non perdere l’attività, dall’altra parte della catena di approvvigionamento, i lavoratori sono sottoposti a licenziamenti di massa (indagine certificata da Vogue Business). In riferimento al diritto del lavoro, qual è l’impatto della pandemia sul mondo delle aziende di moda?
Premetto che nella mia esperienza professionale ho declinato per serietà il diritto della moda soprattutto per quanto riguarda il diritto commerciale, della proprietà intellettuale, della proprietà industriale e del diritto civile. Detto ciò, purtroppo nel mondo della moda c’è stata e ci sarà sempreuna grandissima precarietà indipendentemente dall’emergenza COVID-19. Quindi, i rapporti di lavoro soprattutto per i giovani, che mi stanno molto a cuore, è un rapporto di collaborazione precario. I giovani ne sono consapevoli per cui sono attrezzati dal punto di vista psicologico ad affrontare ogni evenienza. Da questo punto di vista sono più resilienti rispetto ad altre categorie che possono contare su maggiori certezze. I giovani stilisti, quindi, hanno un’unica certezza: non avere certezze.
Inoltre, credo che ci sia, come in tutte le crisi, una grande opportunità perché nella caduta delle filiere globali, nella quale noi italiani non siamo mai stati particolarmente inseriti, ci sarà sicuramente una rinascitadelle filiere locali, che sono da sempre il nostro punto di forza. Quindi sono piuttosto ottimista per il rilancio del Made in Italy.
Silvia Scotto di Santolo: Grazie mille per l’intervista, è stata estremamente interessante e produttiva.
Silvia Segnalini: Grazie mille a Silvia Scotto di Santolo per l’intervista e al professor Ruben Razzante per averci concesso questa opportunità sul suo portale.