Negli ultimi anni il fenomeno dei baby influencer e dello sharenting ha guadagnato una visibilità senza precedenti. Bambini di età molto giovane sono diventati protagonisti sui social media, spesso con milioni di follower, generando reddito significativo per le loro famiglie e attirando l’attenzione di brand e sponsor. Parallelamente, molti genitori condividono costantemente immagini e informazioni sui propri figli, pratica nota come sharenting. Tuttavia, mentre questi fenomeni crescono, aumenta anche la preoccupazione per la privacy, la sicurezza e il benessere dei minori coinvolti.
Sharenting, baby influencer, età minima per l’accesso ai servizi digitali e social su tutti. Ma anche diritto all’oblio del minore una volta divenuto maggiorenne e destinazione dei proventi dell’attività online di un bambino. Sono tutti temi di confine, e tutti estremamente spinosi, sui quali le regole sono poche e confuse.
In Italia, la mancanza di una regolamentazione chiara e univoca su questi due temi ha generato un vero e proprio caos normativo. Le cronache e le sentenze degli ultimi anni hanno evidenziato situazioni controverse, come la pubblicazione di immagini di figli da parte di genitori non entrambi consenzienti. Anche se sono state avanzate diverse proposte legislative per regolamentare questi ambiti, il quadro normativo italiano è frammentato e necessita di una legislazione coerente e mirata.
Attualmente sono stati depositati sette disegni di legge tra la Camera dei deputati e il Senato per cercare di mettere ordine in questo settore. Lo scorso 26 giugno, la Commissione IX Trasporti di Montecitorio ha avviato l’esame del cosiddetto ddl baby influencer-sharenting (numero 1771), al quale sono poi state abbinate altre tre proposte di legge da discutere.
Nonostante le numerose proposte, la mancanza di una legislazione concreta rappresenta una falla significativa nella protezione dei diritti dei minori in Italia. È imperativo che il Parlamento italiano prenda sul serio queste questioni e implementi normative specifiche per tutelare i bambini dai rischi associati all’uso dei social media. La protezione dei minori online non può essere lasciata alla discrezione dei singoli genitori o alle linee guida delle piattaforme social. È necessaria una regolamentazione chiara e vincolante che garantisca la sicurezza e il benessere dei bambini, senza ostacolare in modo eccessivo la libertà di espressione e la creatività delle famiglie.