La Relazione 2024 del Garante per la protezione dei dati personali, presentata il 15 luglio 2025, pone l’attenzione sul rapporto delicato tra giustizia e informazione, invitando a evitare i cosiddetti “processi mediatici”.
Il presidente Pasquale Stanzione ha ricordato che “giurisdizione e informazione sono due presidi essenziali della democrazia, il cui rapporto si snoda attorno a un equilibrio delicatissimo tra indipendenza e responsabilità”. Questa frase introduce la visione del Garante, secondo la quale raccontare la giustizia è un diritto, ma esso va esercitato senza ledere la privacy o compromettere il diritto di difesa.
Per proteggere l’informazione di qualità, Stanzione insiste sul principio di essenzialità: l’informazione deve essere limitata ai fatti rilevanti e non trasformarsi in forma di seconda vittimizzazione delle persone coinvolte. Il Garante è intervenuto nel 2024 ricordando ai media che la diffusione di intercettazioni “in carcere, tra l’imputato di un noto femminicidio e i genitori” era un eccesso, dichiarando che “è l’unico argine al rischio di sensazionalismo in cui può degenerare la cronaca giudiziaria”.
Un altro famoso caso riguarda la richiesta di blocco alla pubblicazione del video dell’autopsia di Chiara Poggi: l’Autorità ha notificato l’illiceità del contenuto, ritenendo il trattamento dei dati “estremamente invasivo” e ordinandone la rimozione immediata da parte dei media.
Il contesto legislativo ha giocato un ruolo di supporto grazie alle nuove riforme sul processo penale che hanno infatti rafforzato la tutela della riservatezza dei terzi, limitando ulteriormente la circolazione delle intercettazioni. Tuttavia, il Garante sottolinea che la responsabilità deontologica dei giornalisti resta essenziale per evitare derive mediatiche ingiustificate.
La Relazione 2024 ribadisce quindi una visione della cronaca giudiziaria sobria e rispettosa: informare è doveroso, ma non a dispetto della dignità personale. Solo con rigore giornalistico e rispetto dei diritti si preserva la funzione democratica dell’informazione, evitando che la giustizia diventi spettacolo. Nell’attuale contesto in cui i social e i media spingono verso la spettacolarizzazione, l’Autorità chiede una maggiore responsabilità al fine di evitare processi mediatici, tutelare la privacy, e non abusare del diritto di informare.
S.B.
Diritto dell’informazione
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