Si è svolta la terza edizione dell’evento “Innovation Cybersecurity Summit”, promossa dall’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, appuntamento che, come afferma il Presidente dell’ANGI Gabriele Ferrieri, mette in luce che “l’innovazione e la sicurezza cibernetica sono due assi portanti per lo sviluppo e la salvaguardia delle imprese, delle infrastrutture e dei siti critici dello stato.” L’incontro è stato caratterizzato dagli interventi di numerose figure autorevoli.
In apertura dei lavori è stata letta la lettera inviata all’ANGI dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e Autorità Delegata per la Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano. Nella lettera si legge: “Il cyber spazio, a fronte di grandi opportunità, pone anche crescenti rischi per la sicurezza nazionale. Occorre quindi governare gli investimenti in ricerca e innovazione in cybersecurity nella direzione di costruire quelle capacità necessarie a proteggere il nostro Paese, rafforzando al contempo l’autonomia strategica e digitale italiana”.
Il Vicedirettore Generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Alessandra Guidi, ha sottolineato che “la condizione della crisi pandemica ha imposto una velocissima digitalizzazione e quindi in qualche modo anche l’esigenza di tutelare uno spazio in cui si sono trovati a essere ingaggiati soggetti che fino a poco tempo prima consideravano quello spazio un territorio di nicchia e oggi invece è paragonabile a tutti gli altri domini in cui si esercitano diritti fondamentali. Con questa consapevolezza dobbiamo approcciarci alla tutela di questo spazio, che appartiene ora a tutti”.
Dall’agenzia per la cybersecurity nazionale il vicedirettore Nunzia Ciardi ha rinforzato la tesi dicendo che “ormai non si può parlare di economia senza parlare di digitalizzazione dell’economia stessa, o di transazione economico-finanziaria poichè la dimensione umana si è arricchita di un’ulteriore dimensione. La criminalità cibernetica riesce a oggi a muovere circa 10.5 trilioni di dollari, e in questo scenario, quindi, è calata un’altra componente, quale una struttura di law enforcement che è chiamata a fare prevenzione e contrasto”.
Passando alla politica italiana il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, On. Antonino Minardo ha sottolineato come la cybersecurity “deve essere una priorità in ogni ambito della vita del nostro Paese. La sfida è di accrescere e sviluppare una cultura della sicurezza e della protezione dai rischi cyber. Un pericolo che riguarda ambiti nevralgici come la difesa e la sicurezza, ma anche la sanità, i trasporti e il mondo”. Inoltre, la Presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato della Repubblica, Sen. Stefania Craxi ha aggiunto che per arrivare a una adeguata sicurezza informatica serve anche “la capacità di innestare nel corpo dei nostri Stati, a partire dalle Istituzioni comunitarie, gli anticorpi necessari perché gli argini democratici resistano alla pressione dell’onda anomala e non ne vengano travolti. Tutto ciò significa quindi avere una buona politica, che è tale nelle scelte e nei modi del suo agire. E significa anche rivitalizzare il corredo democratico e le nostre Istituzioni, renderle partecipi, ancorarle alla società che cambia, alle aspettative, sempre più diversificate, dei cittadini”.
A fare il punto sulla visione europea circa il tema dell’innovazione e della cybersecurity è stato il direttore degli Uffici del Parlamento Europeo, Carlo Corazza: “Con l’invasione russa dell’Ucraina è finita in qualche modo l’età dell’innocenza dell’Unione Europea, e dovrebbe iniziare al più presto un’età di presa di consapevolezza e di assunzione di responsabilità. In questo contesto si inserisce perfettamente la cybersecurity, quale uno dei termini fondamentali per l’assunzione di questa responsabilità”.
Durante il dibattito sono stati presentati i dati dell’osservatorio sullo stato della cybersecurity in Italia. Gli italiani condividono dati riguardanti informazioni anagrafiche di base (58%); il 27% dati delle proprie carte di credito; il 12% documenti di identità personali e il 3% Pin e Password personali. Siamo poco informati su cosa sia realmente un attacco informatico e 9 italiani su 10 non conoscono le “Polizze Cyber” e di conseguenza i giovani professionisti che lavorano già in ambito sicurezza informatica e protezione dei dati personali acquisterebbero le polizze mentre solo un 7% le acquisterebbe preventivamente. Poca è anche la dimestichezza con termini tecnici.
(C.D.G.)