Il Metaverso avanza e Meta resta in prima linea nel lancio della piattaforma che promette di rivoluzionare il modo di comunicare, giocare e lavorare sul web. Con l’obiettivo di ricreare un mondo in tre dimensioni che sia declinazione quasi fedele come quello fisico, Zuckerberg ha annunciato con un post su Facebook il lancio degli avatar in 3D, sia sull’omonimo social network che su Instagram.
Il nuovo design consente di ricreare un personaggio più simile nell’aspetto all’utente a cui è associato, grazie ad una serie di gadget e partnership uniche, come quella stretta da Meta con la lega di football americano Nfl, che ha reso disponibile abbigliamento e accessori a tema Super Bowl.
L’idea espressa da Zuckerberg è quella di dare l’opportunità agli utenti di utilizzare lo stesso avatar, a cui cambiare abbigliamento e all’occorrenza aspetto, sia per le chat di Facebook Messenger che per i messaggi diretti di Instagram e le “riunioni” virtuali su Horizon Worlds, il Metaverso presentato a fine 2021.
Infatti, anche nel Metaverso le persone ricercano una diversità che sia quanto più possibile vicina alla realtà. Gli utenti esigono una realistica rappresentazione di sé, e questo richiede un grosso lavoro da fare sulle opzioni di personalizzazione degli avatar.
Il noto marchio beauty Nyx Professional Makeup ha collaborato con People of Crypto Lab – un laboratorio sulla diversità incentrato sul Metaverso – per rilasciare una collezione NFT non binaria e organizzare un evento in stile Pride, così da portare una rappresentazione più diversificata all’interno della realtà virtuale.
I nuovi avatar includeranno 36 diverse tonalità della pelle. Oltre a diversi tratti di disabilità, come gli arti protesici e indumenti caratteristici, come l’hijab. La vera novità è data dagli avatar non binari, che permettono agli utenti di personalizzare la propria identità di genere e orientamento sessuale.
Un importante punto di forza del Metaverso è senza dubbio la garanzia dell’anonimato delle persone. Per quanto gli avatar possano rappresentare un utente, non ci concedono di conoscerne davvero l’identità. E questo non sempre è un bene. Proprio per questo, il co-fondatore di POC Akbar Hamid incoraggia i fondatori di gruppi sottorappresentati a rivelare la propria identità per aumentare la visibilità della diversità.