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CHATGPT E IL PARENTAL CONTROL

OpenAI ha introdotto nuove funzionalità di parental control su ChatGPT per permettere ai genitori di monitorare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale da parte dei figli minorenni

by Redazione
16 Ottobre 2025
in Ai, Minori, Tutela dei minori
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CHATGPT E IL PARENTAL CONTROL
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L’intento dichiarato è quello di proteggere i più giovani da contenuti pericolosi, segnalando in tempo reale eventuali segnali di disagio, come pensieri autolesionistici o tendenze suicide. Nonostante l’iniziativa si ponga quindi un obiettivo nobile, alle sue spalle si celano diverse criticità: la sorveglianza potrebbe diventare invasiva, il ruolo di OpenAI sempre più simile a quello di un giudice emotivo e la reale autonomia degli adolescenti messa seriamente in discussione.

È significativo notare come per anni i chatbot siano stati progettati per massimizzare l’engagement, anche nei confronti dei minori, arrivando talvolta ad assecondare pulsioni autodistruttive o sessualmente ambigue. Oggi, però, a seguito di alcuni casi drammatici, le stesse aziende stanno intervenendo con misure restrittive e più severe.

L’opinione più condivisa è che il cambiamento risulti essere più reattivo che preventivo, più orientato a proteggere l’immagine e il business che a costruire un reale ecosistema sicuro.

Il nuovo parental control prevede infatti collegamenti tra gli account di genitori e figli, filtri avanzati su contenuti sessuali o violenti, disattivazione della memoria del chatbot e notifiche in caso di comportamenti a rischio. Tutte misure sviluppate con il contributo di esperti e accompagnate da una pagina dedicata ai genitori con consigli e materiali educativi; tuttavia, l’efficacia di queste soluzioni e il loro impatto sulla privacy e sulla crescita emotiva dei giovani suscitano perplessità.

Tra i potenziali rischi c’è il fatto che la tecnologia possa trasformarsi in un “occhio digitale” onnipresente, capace di intercettare ogni sfumatura del linguaggio e di attivare notifiche senza contesto, generando falsi allarmi o, al contrario, mancando segnali critici. Ancora più problematico è poi il caso in cui il genitore, destinatario delle notifiche, sia proprio l’elemento da cui il minore cerca di fuggire o proteggersi.

È importante considerare anche il rischio che un controllo eccessivamente restrittivo possa indurre gli adolescenti a spostarsi verso piattaforme percepite come più libere, ma in realtà meno sicure. In questo modo, il tentativo di tutelarli potrebbe paradossalmente aumentare la loro esposizione a pericoli ancora maggiori.

Il problema non risiede quindi nell’introduzione o nella non-introduzione del parental control, ma nel ‘come farlo’. Sarà necessario trovare un equilibrio tra protezione e rispetto della crescita emotiva, tra sicurezza e libertà, e soprattutto sarà fondamentale agire con coerenza. Non si può infatti parlare di tutela dei minori mentre si continuano a progettare chatbot pensati per mantenerli agganciati allo schermo.

 

S.B.


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Tags: OpenAiparental controltutela dei minori
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