Yarix, leader nella cybersecurity, ha presentato il nuovo Y-Report, la settima edizione dello studio sul panorama degli incidenti informatici che hanno interessato il mondo nel 2023, con particolare focus sull’Italia. Quest’analisi rappresenta un richiamo urgente all’azione per tutte le realtà coinvolte nel mondo digitale e offre uno sguardo approfondito sullo stato attuale degli attacchi informatici a livello globale che stanno presentando nuove sfide sia per le aziende che per i privati.
Secondo Yarix, le minacce informatiche sono diventate sempre più sofisticate. I cybercriminali utilizzano tecniche avanzate come il phishing, il ransomware e l’ingegneria sociale per infiltrarsi nei sistemi. Un dato preoccupante è l’aumento degli eventi di sicurezza; sono cresciuti del 300% quelli di gravità critica e sono triplicati gli incidenti.
L’Italia si conferma al quinto posto tra i Paesi più bersagliati dai ransomware, dopo Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Canada. L’analisi di Yarix sottolinea che nessun settore è immune agli attacchi informatici. Tuttavia, alcune industrie risultano essere maggiormente bersagliate. Tra queste spiccano la sanità (9%), il settore finanziario (11%) e l’industria manifatturiera (19%).
“L’analisi evidenzia un aumento significativo degli eventi di sicurezza nel 2023. Tuttavia, riscontriamo anche un forte impegno verso l’innovazione tecnologica per affrontare le sfide di sicurezza informatica. L’aumento degli attacchi rilevati è infatti da attribuire anche agli sviluppi di nuovi scenari di monitoraggio che sfruttano tecnologie avanzate come Machine Learning (ML) e Intelligenza Artificiale (IA), le quali hanno portato a una maggiore efficacia nell’identificazione delle minacce”, ha dichiarato Mirko Gatto, CEO di Yarix e Head della Digital Security di Var Group. “Ad esempio”, aggiunge, “attraverso la nostra piattaforma di Intelligenza Artificiale Egyda in uso nel SOC, che integra hyper-automation e machine learning, sono stati previsti e bloccati l’80% degli attacchi totali rilevati negli ultimi 16 mesi, con tempi di analisi più che dimezzati”.
C.T.