Uno degli usi più promettenti dell’Intelligenza Artificiale in ambito medico è quello della diagnosi precoce. I metodi ‘umani’, basandosi sull’interpretazione soggettiva dei professionisti, possono presentare anche numerose variabili nei risultati, che vengono invece ridotte drasticamente dall’AI.
In campo oncologico l’AI ha già mostrato risultati rilevanti: una diagnosi precoce di cancro al seno può portare il tasso di sopravvivenza a cinque anni oltre il 90% dei casi, mentre quello al colon-retto può superare ulteriormente questa percentuale se individuato precocemente.
Nel campo delle malattie cardiovascolari l’AI può analizzare dati come ECG, pressione sanguigna e altri indicatori per prevenire eventi come infarti e ictus. Un esempio concreto è il progetto ARIA, promosso nel maggio 2025 dalla Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano. Questo progetto utilizza l’AI per analizzare le immagini TAC a basso dosaggio (LDCT), migliorando l’individuazione dei noduli polmonari e la stima del rischio di tumore e di patologie cardiovascolari legate al fumo.
L’AI è impiegata anche nella diagnosi precoce di malattie neurologiche come Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla, notoriamente difficili da individuare nelle fasi iniziali. Attraverso l’analisi di risonanze magnetiche, dati genetici e biomarcatori, è possibile rilevare i primi segnali di deterioramento cerebrale anni prima della comparsa dei sintomi.
L’AI ha un ruolo chiave anche nella gestione di malattie infettive: l’app Omdena è in grado di prevedere epidemie di malaria e mappare le aree ad alto rischio, favorendo interventi mirati soprattutto a tutela di bambini e donne in gravidanza.
Nonostante i grandi vantaggi, l’uso dell’AI nella diagnosi precoce pone alcune questioni sulle quali è giusto riflettere, tra cui quelle lagate alla privacy e alla gestione dei dati sensibili dei pazienti che devono essere trattati nel pieno rispetto delle normative europee. È poi fondamentale che i dati di addestramento vengano controllati periodicamente, al fine di consentire ai modelli di produrre diagnosi rappresentative e complete. I professionisti sanitari inoltre devono essere adeguatamente formati per poter comprendere e usare l’AI, ed è bene ricordare che la responsabilità finale delle decisioni cliniche deve rimanere in capo ai medici e non all’Intelligenza Artificiale.
S.B.
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