Il Ventunesimo Secolo è stato definito, dal giornalista nordamericano Derek Thompson, come “il secolo anti-sociale”. Un appellativo piuttosto forte, ma che vuole essere una sintesi del profondo cambiamento che l’intera società sta affrontando negli ultimi vent’anni, nel corso dei quali le nostre relazioni sono state profondamente ridisegnate dall’avvento del digitale e, ultimamente, anche dell’IA.
Thompson ha ammesso che, all’interno della società americana, si sta diffondendo sempre più il fenomeno dell’isolamento volontario, dell’allontanamento dai contesti di relazione e una diminuzione drastica della socializzazione.
Uno degli esempi portati dal giornalista a favore della sua tesi riguarda i cinema, da sempre luogo di ritrovo e, quindi, simbolo delle relazioni con amici e parenti. Ad oggi, i biglietti acquistati annualmente per visionare un film da un americano medio sono soltanto tre, mentre ben 19 le ore spese davanti allo schermo della televisione.
Su ciò ha influito certamente anche la pandemia di COVID-19, che ci ha portati ad abbandonare per un periodo di tempo piuttosto prolungato le relazioni faccia a faccia costringendoci ai rapporti virtuali. Il computer è diventato la nostra finestra sul mondo, la solitudine la nostra normalità e, invece che ritornare progressivamente sulla strada della socialità, ci si è spinti ulteriormente verso l’isolamento.
Impattante è stata, ed è destinata ad esserlo sempre più, anche l’IA. La piattaforma online Character.ai, la più diffusa per quanto riguarda le relazioni virtuali, conta decine di milioni di utenti, i quali spendono più di un’ora e mezza al giorno a parlare con il proprio compagno digitale, costruendo con esso un rapporto in tutto e per tutto simile a quello che si potrebbe avere con una persona in carne ed ossa.
S.C.
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