Nell’ambito del Premio ERNST & YOUNG (EY) “L’Imprenditore dell’Anno”, è stata condotta per il terzo anno l’indagine sull’ imprenditoria italiana. L’obiettivo è comprendere quali priorità̀ si sono dati gli imprenditori, quali strategie stiano adottando e quali sfide stiano affrontando per raggiungere i risultati attesi anche alla luce dello scenario geopolitico attuale. Questa indagine è riferita al mese di marzo 2023 su una popolazione di circa 100 aziende italiane.
Paolo Zocchi, EY Private Italy Leader, introduce l’indagine con queste parole: “Nonostante il momento storico che stiamo vivendo sia influenzato da eventi straordinari, l’Italia si mostra resiliente e l’imprenditoria del nostro Paese continua a registrare successi marcando una costante crescita. Secondo il 34% degli imprenditori intervistati nella nostra indagine, il segreto di questo successo italiano risiede nella forte flessibilità dimostrata dalle nostre risorse nel trovare velocemente soluzioni innovative. Per superare quindi gli ostacoli del momento, gli imprenditori puntano sulla rapida e continua diversificazione degli investimenti, con un focus in particolare su talento e competenze (25%), digitale (23%) e sostenibilità (37%)”.
Resilienza, talento, competenze e digitale sono le quattro parole chiave che riassumono le prospettive future degli imprenditori italiani. La situazione geopolitica, unitamente alla crisi energetica, ha sicuramente peggiorato il contesto in cui si trovano le imprese italiane che già vivevano in dissesto dopo la crisi dovuta alla pandemia. L’87% degli intervistati ritiene che, in considerazione dello scenario corrente, una evoluzione recessiva sia possibile ma si pensa che potrebbe avere una durata inferiore e dunque effetti negativi meno distruttivi rispetto alle recessioni già conosciute. In questa situazione le imprese italiane Brand Made in Italy, approvvigionamento di risorse e rapidità di revisione del business model risultano essere punti chiave per le imprese.
L’industria 4.0 e il processo di digitalizzazione aziendale risultano essere fondamentali per il futuro delle nostre imprese. Dall’indagine emerge che gli investimenti privati in data management sono in crescita ma il Paese sconta arretratezza nelle competenze digitali dei cittadini e nei servizi digitali della Pubblica Amministrazione al cittadino. Tali investimenti dovrebbero puntare su ricerca di talento e competenze e non solo sulla tecnologia digitale e, per il 26% delle aziende intervistate, è prioritario investire in Data Analytics a supporto dei processi decisionali strategici.
Per colmare il gap nazionale nell’ ambito dell’industria 4.0, le imprese hanno avviato percorsi di trasformazione digitale che hanno richiesto un lavoro sempre più incentrato sulla formazione in materie digitali anche tramite il supporto di professionisti esterni. L’Industria 4.0 rappresenta per molte imprese una vera opportunità di crescita per restare competitivi nel contesto economico attuale e il 24% delle realtà intervistate vorrebbe che tali abilità fossero poi applicate alla fabbrica in ottica sempre più digitale e interconnessa.
Si sottolinea che molti investimenti in tecnologia non sono legati al PNRR data la difficoltà, dichiarata dal 42% delle aziende, di accedere alle misure di finanza agevolata. Questa difficoltà è peggiorata dalla scarsa integrazione tra la Pubblica Amministrazione centrale e quella locale che dovrebbero supportare l’accesso ai finanziamenti per la trasformazione digitale.
Alla crescente digitalizzazione si associa la difficoltà delle imprese di trovare le competenze e trattenere i dipendenti soprattutto con competenze digitali. Il contesto di mercato è totalmente diverso rispetto al passato: i dipendenti sono sempre più attenti al benessere e ai programmi di wellbeing aziendale e quindi i poteri tra le parti si riequilibrano.
Risulta necessario trovare un punto di incontro tra domanda e offerta: il 37% degli intervistati dichiara che sia fondamentale garantire percorsi di carriera basati sulla meritocrazia, sistemi di valutazione della performance chiari, delineati e al passo con i tempi, unitamente a una maggiore flessibilità e autonomia nell’organizzazione del lavoro; il 28% ritiene sia necessario puntare su ambienti di lavoro inclusivi.
L’indagine è stata pubblicata in occasione dell’apertura delle candidature per il riconoscimento del Premio “L’Imprenditore dell’Anno®” che celebra gli imprenditori capaci di contribuire in modo significativo allo sviluppo italiano da un punto di vista economico, ambientale e sociale. Possono partecipare tutti coloro che sono alla guida di aziende attive da almeno 3 anni, con sede legale in Italia e con un fatturato pari o superiore a 40 milioni di euro.
(C.D.G.)