I libri sociali sono documenti contabili obbligatori che le imprese devono tenere annualmente. Al loro interno bisogna registrare tutte le transazioni finanziarie e patrimoniali, che sono una parte vitale delle aziende.
I libri devono essere numerati in maniera progressiva e ogni pagina deve essere bollata, secondo l’art. 2215 del Codice civile. L’art. 2215 bis invece si riferisce a come bisogna tenere la numerazione e fare la vidimazione dei libri in modalità informatica. La modalità informatica prevede l’obbligo di apporre, almeno una volta all’anno, la firma digitale dell’imprenditore.
Se sul piano giuridico si è trovata una soluzione, il problema nasce dal punto di vista fiscale. I libri, anche se in formato digitale, sono soggetti alle imposte della marca di bollo e dalla tassa di concessione governativa.
L’importo da pagare per i libri analogici è di 32€ ogni 100 pagine, mentre per i libri digitali è di 32€ ogni 2500 registrazioni.
L’Agenzia delle Entrate nel 2007 aveva rilasciato una risoluzione nella quale ha dato definizioni diverse di registrazione a seconda di quale libro si stesse parlando, una soluzione considerata molto efficiente per i libri analogici ma che non ha detto nulla sui libri digitali.
Il problema delle aziende e la loro richiesta di semplificare nasce proprio da qui. L’Agenzia delle Entrate ha deciso di adottare un metodo di calcolo piuttosto macchinoso; una registrazione corrisponde ad ogni riga.
Le aziende non chiedono di non pagare più il bollo e la tassa governativa, ma chiedono che il processo di calcolo del valore delle imposte sia semplificato venendo incontro alle aziende.
S.P.
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