L’Autorità ha respinto il reclamo di uno studente contro una testata giornalistica che lo aveva identificato in un articolo riguardante insulti e minacce rivolti ai suoi insegnanti sui social media. La decisione sottolinea che il diritto alla privacy non può essere invocato per proteggere comportamenti scorretti e dannosi.
La vicenda, risalente a cinque anni fa, aveva visto lo studente minorenne pubblicare sui social media insulti e minacce contro i suoi insegnanti, con conseguente denuncia da parte della scuola e avvio di un procedimento penale. La testata giornalistica, dopo la conclusione del processo legale, aveva pubblicato un articolo sull’episodio includendo il nome e il cognome dello studente.
Ora maggiorenne, lo studente ha presentato ricorso, che il Garante ha respinto sostenendo che, in questo caso, l’interesse pubblico e il diritto del pubblico a essere informato prevalgono sul diritto alla privacy: la vicenda era di interesse generale poiché sollevava questioni importanti riguardanti il comportamento degli studenti, il rapporto con gli insegnanti e l’uso improprio dei social media. Inoltre, l’articolo era stato pubblicato poco dopo la sentenza del tribunale, mantenendo così la sua attualità.
Questa decisione enfatizza l’importanza di bilanciare il diritto alla privacy con la libertà di stampa e l’interesse pubblico e sottolinea le possibili conseguenze dei comportamenti online inappropriati e la responsabilità nell’uso dei social media.
M.T.