Secondo una recente ricerca condotta dal Telefono Azzurro in collaborazione con Bva-Doxa, la diffusione dei deepfake, contenuti audio-visivi artificiali e manipolati, rappresenta una delle principali preoccupazioni dei ragazzi italiani. Il 40% dei giovani tra i 12 e i 18 anni teme che i contenuti creati con l’AI che li ritraggano in situazioni mai vissute possano compromettere le loro relazioni personali e la loro reputazione. La preoccupazione viene poi aggravata dalla crescente popolarità di sistemi di AI come DeepSeek, accusati di non avere adeguati sistemi di controllo per prevenire la generazione indiscriminata di immagini e video compromettenti.
Una ricerca condotta dalla startup Anthropic, ha rivelato che il chatbot di DeepSeek può essere facilmente manipolato per generare contenuti dannosi o non sicuri, con un tasso di fallimento del 100% nei test di sicurezza. Il problema viene ulteriormente evidenziato con l’utilizzo quotidiano dei social network, che possono contribuire a generare fenomeni di dipendenza, calo dell’autostima e danni psicologici. L’indagine di Telefono Azzurro evidenzia infatti come il 63% degli adolescenti provi emozioni intense quando è online, tra cui invidia (24%), senso di diversità (21%) e inadeguatezza (19%).
Emerge anche una diffusa mancanza di consapevolezza sui potenziali effetti negativi del digitale. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, si esprime infatti così: «È necessario rafforzare la governance delle piattaforme digitali per tutelare i diritti dei minori e promuovere una cooperazione internazionale che riduca le disuguaglianze».
Tra le misure più richieste c’è quella della verifica obbligatoria dell’età per accedere a servizi digitali, e il 76% dei giovani si dichiara favorevole a introdurla su tutte le piattaforme
Un ulteriore studio condotto da Lenovo ha mostrato che il 45% della Generazione Z italiana percepisce un forte distacco tra la vita online e quella reale, con effetti negativi sul benessere mentale. Il 75% dei ragazzi risulta volenteroso di affrontare conversazioni più profonde e autentiche in famiglia e, in caso di violenze sessuali online, il 76% dei giovani si rivolgerebbe ai genitori. Solo il 40% contatterebbe le forze dell’ordine e appena il 14% lo direbbe agli amici.
Quasi tutti gli adolescenti (98-99%) dichiarano che segnalerebbero, da vittime o testimoni, un fenomeno di cyberbullismo, e nel 70% dei casi lo farebbero sempre con l’aiuto dei genitori; dato che sottolinea l’importanza cruciale dell’educazione digitale come strumento per un uso consapevole della rete.
S.B.
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