L’innovazione è un fattore di crescita e competitività di un Paese ma l’Italia ha difficoltà nel trasformare il potenziale dato dagli investimenti in effettivo sviluppo, una situazione che ha effetti anche sul capitale umano, persone qualificate che non potendo sfruttare le opportunità spesso vanno all’estero.
Il report in cui si trova l’indice Innosystem è stato realizzato dalla Innotech Community di The European. L’indice ha confrontato 22 Paesi ad alta performance innovativa prendendo in considerazione i dati degli ultimi tre anni disponibili (2019-2021) mediante l’analisi di 18 indicatori.
L’Italia presenta ancora un divario importante rispetto agli altri Paesi europei: nel 2022 sono stati effettuati investimenti per circa 1.179 milioni di euro, pari a l’1% degli investimenti effettuati in Europa. Più della metà delle aziende italiane ha difficoltà a reperire risorse con adeguate skills e si stima che entro il 2026 debbano essere formati oltre 2 milioni di occupati con competenze digitali di base per stare al passo con le necessità del mercato.
Il Paese spicca, comunque, per la capacità dei ricercatori italiani di produrre eccellenza scientifica a livello mondiale, classificandosi al quarto posto per quanto riguarda la qualità della ricerca accademica con circa 33.000 citazioni ogni mille ricercatori. Si sottolinea comunque, nonostante il successo, la nostra “scarsa capacità di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti”. Emblematica, in tal senso, è la fuga dei cervelli a causa della incapacità nazionale di tradurre l’eccellenza teorica in registrazione di brevetti e in investimenti volti a stimolare sinergie collaborative tra università̀ e imprese.
A livello regionale il territorio più alto in classifica è la Lombardia (trentunesima), seguita da Emilia-Romagna (cinquantaduesima) e Provincia Autonoma di Trento (sessantatreesima). Le regioni del Sud appaiono, invece, tra le peggiori performer a livello europeo con la Calabria che occupa la 186ª posizione all’interno della classifica.
Si identificano quattro proposte da cui si deve partire per sostenere l’ecosistema italiano dell’innovazione. Se in Italia molti ricercatori vanno all’estero perché ci sono pochi fondi per la ricerca, bisognerebbe innanzitutto aumentare gli investimenti in ricerca in particolare fino al 3% del PIL così come definito dalla Commissione Europea. Per tradurre poi i risultati della ricerca in innovazione c’è bisogno di rafforzare gli uffici di trasferimento tecnologico, sia pubblici che privati regionali, tramite i fondi stanziati del PNRR. Si suggerisce poi di trasformare l’Italia in un Paese per “unicorni” cioè dove possano nascere realtà imprenditoriali innovative e all’ avanguardia semplificando la burocrazia e offrendo un quadro giuridico chiaro. Viene inoltre messa in luce la necessità di lanciare un New Deal delle competenze cioè definire con urgenza nuovi programmi per insegnare le competenze digitali e rafforzare i percorsi ad hoc già esistenti.
(C.D.G.)