La sentenza n. 1269 del 13 gennaio 2025 della Cassazione ha stabilito che le chat contenute nei cellulari sono a tutti gli effetti corrispondenza rendendo le comunicazioni private protette dalla Costituzione.
L’accesso alle chat o agli screen delle chat non può più avvenire liberamente nemmeno con il consenso dell’indagato. Perché possano essere utilizzate occorre un provvedimento dell’Autorità giudiziaria competente, come accade con le intercettazioni.
Questo provvedimento è stato fatto in nome della tutela della data protection, che è un diritto fondamentale. Inoltre, la sentenza rende il cellulare un contenitore di corrispondenza anch’esso costituzionalmente garantito.
Il caso che ha fatto scaturire questa sentenza riguardava una persona indagata per spaccio di sostanze stupefacenti, che è stata incriminata anche grazie all’utilizzo dei messaggi contenuti su Whatsapp ma acquisiti non nei modi previsti dalla legge.
Le comunicazioni, come le chat, rientrano nella copertura costituzionale all’art.15 il quale tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza.
Nella sentenza si afferma che la corrispondenza contenuta all’interno del dispositivo elettronico conserva natura giuridica anche dopo la ricezione da parte del destinatario.
La svolta che porta questa sentenza è principalmente sulla definizione di corrispondenza che adesso comprenderà anche i messaggi sul cellulare.
S.P.
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