Per la prima volta a Pasqua gli italiani non hanno potuto partecipare alla Santa Messa in Chiesa. Tra le tante novità epocali del Covid-19 c’è stata anche questa. Ma per tempo la gerarchia è corsa ai ripari e ha alimentato il suo rapporto con i fedeli, per i momenti di preghiera e le celebrazioni liturgiche, attraverso le piattaforme social. L’Associazione dei Webmaster Cattolici italiani (WeCa) aveva già realizzato, prima che scoppiasse la pandemia, brevi video in stile youtuber con indicazioni e suggerimenti per parrocchie, associazioni, istituti religiosi e soggetti a vario titolo coinvolti nel mondo ecclesiale, al fine di facilitare il rapporto con le tecnologie. L’iniziativa era stata condotta in sinergia con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e il Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica.
La diffusione dell’educazione digitale è tornata molto utile in questa fase e, grazie alla tecnologia, sono tanti i preti che mandano in onda Messe, omelie, momenti di meditazione, adorazione eucaristica, rosari e Via crucis. Anche Papa Francesco ha deciso di far trasmettere in streaming la sua quotidiana messa mattutina e gli altri momenti di incontro con i fedeli.
Inoltre, l’Associazione WebCattolici Italiani ha realizzato un vademecum con consigli pratici per le messe in streaming. La Conferenza episcopale italiana, pur nella massima apertura all’innovazione tecnologica per favorire le pratiche di culto, ha però precisato che la Messa trasmessa in streaming va necessariamente svolta in un luogo sacro.