Ex capi di Stato, scienziati, studiosi, figure di spicco del mondo tecnologico e premi Nobel hanno sottoscritto un appello per l’attuazione di limiti, divieti inderogabili e linee guida per regolare in modo globale l’Intelligenza Artificiale.
Un’iniziativa questa da voler raggiungere entro e non oltre la fine del 2026, portata avanti da personaggi simbolo del panorama digitale come Geoffrey Hinton, Wojciech Zaremba del programma OpenAI e Ian Goodfellow di Google DeepMind, il tutto organizzato e coordinato da diversi enti tra cui il centro francese per la sicurezza AI, The Future Society e UC Berkeley.
L’invito già firmato a New York lo scorso lunedì in occasione della 80esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è quello di porre delle red lines nell’uso dell’Intelligenza Artificiale. In particolare su azioni quali impersonare essere umani, autoreplicarsi, il comando di armi nucleari attraverso strumenti di AI, diffusione di armi letali, pratiche di sorveglianza e controllo, attacchi cibernetici e molto altro.
Sembra la trama di un film di fantascienza ma ad oggi quei confini che possono sembrare scontati e che nessun sistema dovrebbe oltrepassare si stanno via via riducendo, arrivando a preoccupare gli stessi che li hanno generati e ne sono parte integrante.
Ciò che manca non è la giurisdizione regionale tra cui si cita l’AI Act europeo che già mette in atto dei divieti su usi inaccettabili dell’AI ma non basta.
Fuori dal proprio territorio non ci sono regole ma estremi che si scontrano. L’idea di corridoio portata avanti è quella di stabilire un’istituzione indipendente dedicata esclusivamente alla regolamentazione del mondo AI con potere sanzionatorio. Gli interrogativi restano ma con una proiezione internazionale: quale sarà il prossimo passo per l’umanità?
J.S.
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