L’intelligenza artificiale è ormai al centro delle strategie di innovazione delle aziende italiane, con un mercato che nel 2024 ha raggiunto il valore di 1,2 miliardi di euro. Tuttavia, se da un lato gli investimenti crescono, dall’altro diventa difficile trasformare il potenziale tecnologico in un reale vantaggio competitivo.
Spesso le risorse vengono disperse in un numero eccessivo di progetti, in assenza di strategie efficaci di governance, controllo e misurazione dei risultati.
Qual è la soluzione che molte aziende adottano?
Il metodo 10-20-70: destinare il 10% degli sforzi agli algoritmi, il 20% ai dati e alla tecnologia e il 70% alla trasformazione dei processi e delle competenze. Un cambiamento culturale e operativo, che comprende la formazione del personale, la revisione dei processi e l’integrazione strutturale delle soluzioni tecnologiche nel lavoro quotidiano.
Alcune imprese puntano sulla riorganizzazione dei processi interni: riducendo i costi, eliminando gli sprechi e migliorando la collaborazione tra i diversi reparti.
Altre invece si occupano della creazione di prodotti e servizi innovativi basati sull’intelligenza artificiale, che creano differenziazione dalla concorrenza e ritorni economici significativi.
Paesi come Giappone e Singapore insegnano, però, che la chiave per il successo a lungo termine sono i dipendenti. Il 50% delle loro aziende ha già formato e riqualificato più del 25% dei lavoratori sull’AI, contro un 20% italiano.
Emerge quindi un’opportunità per l’Italia: seguire gli esempi internazionali investendo in programmi di upskilling e reskilling. Con l’obiettivo di ottimizzare l’interazione del personale con l’AI e sfruttare al meglio il potenziale della trasformazione digitale.
Questo scenario pone interrogativi importanti in termini di cybersecurity. I principali rischi percepiti dalle imprese in rapporto all’utilizzo dell’AI riguardano la sicurezza dei dati, la mancanza di controllo delle decisioni automatizzate e le difficoltà di conformità normativa. L’uso dell’AI richiederebbe una governance solida, basata su principi di etica, sicurezza e accountability.
Si aggiunge il tema della sostenibilità ambientale, nuova frontiera di responsabilità per le imprese. Oggi poche aziende considerano l’efficienza energetica un criterio nella scelta delle tecnologie. Ma l’evoluzione normativa e la crescente attenzione ai temi green spingono verso scelte più sostenibili.
Per l’Italia la vera sfida sarà coniugare innovazione, formazione del personale e strategie orientate alla sostenibilità, trasformando il potenziale dell’AI in un valore solido nel tempo.
A.C.
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