La diagnosi e il monitoraggio della sclerosi multipla (SM) stanno vivendo un’evoluzione importante grazie all’Intelligenza Artificiale. Gli algoritmi applicati alla risonanza magnetica promettono di migliorare la precisione nell’individuazione e nella misurazione delle lesioni cerebrali e spinali, un’innovazione essenziale per valutare al meglio l’andamento della malattia e l’efficacia dei trattamenti.
La SM è una malattia autoimmune che danneggia la mielina, la guaina protettiva delle fibre nervose, generando placche infiammatorie che possono evolvere in cicatrici permanenti. Identificare numero e dimensioni delle lesioni è fondamentale per una diagnosi precoce e per monitorare l’effetto delle terapie. Finora la segmentazione manuale delle lesioni è stata considerata lo standard più accurato, ma è un processo lungo e soggetto a variabilità tra operatori.
Le reti neurali profonde stanno cambiando questo scenario. Addestrate su grandi quantità di immagini, riescono a riconoscere schemi complessi con un’accuratezza spesso superiore a quella di altri metodi automatici tradizionali. In molti casi, gli algoritmi riescono a stimare con precisione volume e localizzazione delle lesioni, offrendo ai neurologi uno strumento di supporto rapido e affidabile. Ciò riduce il carico di lavoro e rende più uniforme la valutazione tra centri diversi.
Restano tuttavia dei limiti: la grande variabilità delle lesioni tra pazienti e la mancanza di dati standardizzati rendono difficile l’applicazione universale di questi sistemi. Per un utilizzo clinico su larga scala sarà necessario validare i modelli su dataset multicentrici e renderli più generalizzabili.
La strada è ancora in salita, ma la direzione è chiara: l’AI può diventare un alleato prezioso per integrare le competenze specialistiche e migliorare la gestione di una patologia che in Italia colpisce oltre 133.000 persone. Non sostituirà il giudizio clinico, ma potrà renderlo più tempestivo e basato su dati sempre più precisi.
A.C.
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