Anche l’ONU ha deciso di creare una propria commissione per comprendere nel dettaglio le implicazioni correlate all’intelligenza artificiale.
Il gruppo, composto da circa quaranta esperti provenienti da ogni parte del mondo, affiancherà il Palazzo di Vetro e la comunità internazionale, ed avrà l’obiettivo di stabilire principi e approcci condivisi sull’AI. I membri della commissione appartengono non solo al mondo della ricerca, ma anche a quello della politica e del terzo settore, in modo da avere punti di vista differenti su una delle innovazioni più rivoluzionarie della Storia.
All’appello non manca nemmeno la voce della Chiesa, rappresentata da Paolo Benanti, docente alla Pontificia università gregoriana. Sul lato aziendale, compaiono i nomi di James Manyika, vicepresidente senior in Alphabet, la casa madre di Google, Marietje Schaake, già eurodeputata olandese e ora direttrice delle politiche internazionali del Centro per le politiche cyber dell’università di Stanford, Mira Murati, la responsabile tecnologica di OpenAI, la startup che ha sviluppato ChatGPT. Ci sono colossi come Microsoft e aziende innovative in campo AI come Hugging Face, che investe su un modello fondativo open source.
Risulta dunque evidente il tentativo delle Nazioni Unite di delineare una strategia di ampio respiro per determinare rischi e benefici dell’AI e investire in uno sviluppo sostenibile di questa innovazione, incentivando la cooperazione internazionale.
Le sfide che la commissione dovrà affrontare sono sostanzialmente due. Il primo ostacolo è quello del tempo. Il Palazzo di Vetro richiede le prime raccomandazioni sull’AI entro la fine dell’anno, cioè tra un paio di mesi. Redigere le considerazioni iniziali non sarà semplice se si tiene conto del numero e della diversità di punti di vista che caratterizza il gruppo di esperti. Il secondo problema risiede nella incertezza sulla forma che il comitato assumerà in futuro. Non si sa ancora se, dopo i primi lavori, esso sarà trasformato in un’agenzia o in un gruppo di esperti di alto livello.
La situazione, dunque, non è ancora perfettamente chiara e questo non è un bene, se si considera che il terreno in cui ci si muove, cioè quello dell’intelligenza artificiale, è connotato da cambiamenti costanti e improvvisi, che rendono ancora più instabile il percorso della commissione.
SF