La proposta del Ministro Piantedosi ha destato molto clamore e molte reazioni contrarie. Egli ha giustificato la sua iniziativa citando l’alto numero di crimini commessi da persone di origine straniera e indicando la videosorveglianza come uno strumento fondamentale per limitarli.
I motivi per cui la proposta ha generato molto rumore sono molti.
Innanzitutto, una moratoria valida fino a fine 2023 stabilisce che l’installazione di telecamere biometriche nei luoghi pubblici è vietata ai privati salvo parere favorevole del Garante della privacy se la richiesta viene dalla pubblica amministrazione e dalla magistratura.
La moratoria, introdotta nel 2021, ha già impedito a diverse amministrazioni e forze dell’ordine di installare sistemi di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Lo scopo della moratoria è di proteggere la privacy dei cittadini e di evitare la discriminazione basata sull’etnia o su caratteristiche personali. Questo anche perché le tecnologie di riconoscimento facciale non sono ancora del tutto affidabili e generano spesso falsi positivi che impattano maggiormente le minoranze etniche, violando il loro diritto alla privacy ed esponendole a comportamenti discriminatori.
Inoltre, il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici rappresenta un grave rischio per la privacy e la protezione dei dati personali, ma non solo. Quando utilizzato dalle autorità pubbliche questo strumento apre la porta a una serie di minacce che mettono in pericolo i principi fondamentali della libertà e della democrazia. L’utilizzo del riconoscimento biometrico nei luoghi pubblici e la sorveglianza continua porta alla raccolta di dati su chiunque si trovi in quel luogo violando la presunzione d’innocenza e la libertà di movimento. Il rischio è che il riconoscimento facciale nelle mani delle forze dell’ordine possa rendere le persone colpevoli fino a prova contraria, minando la libertà di espressione, di movimento e di partecipazione.
Inoltre, la possibilità che il governo utilizzi il riconoscimento facciale per identificare e reprimere le manifestazioni e le feste non in linea con la politica del momento è molto preoccupante. La sorveglianza biometrica rappresenta una minaccia per i diritti fondamentali e la democrazia stessa. È importante considerare i rischi e le conseguenze a lungo termine del riconoscimento facciale e garantire che la tecnologia venga utilizzata in modo responsabile e rispettoso dei diritti dei cittadini.
Infine, i casi di discriminazione di gruppi sociali dell’Iran, dell’Afghanistan, della Cina e di Israele dovuti alla sorveglianza costante delle persone nei luoghi pubblici sono un ulteriore elemento a sfavore di questi sistemi.
Questi sono i principali motivi per cui la proposta del Ministro Piantedosi ha scatenato un ampio dibattito politico e sociale che sicuramente si protrarrà nel tempo.
(S.F.)