L’AirTag, presentato da Apple nel 2021, non è altro che un piccolo sistema di localizzazione a cui può essere associato qualsiasi oggetto, come portafogli, chiavi, e persino valigie quando si è in viaggio.
Nonostante il suo grande successo, l’AirTag ha anche causato alla sua azienda madre non pochi problemi. Negli scorsi giorni, un giudice dello Stato della California ha validato un’azione collettiva di denuncia nei confronti del tracker di Apple, sempre più spesso impiegato da molestatori e stalker per monitorare e seguire le loro vittime.
Nel procedimento legale, avviato per la prima volta nel dicembre del 2022, i querelanti hanno imputato ad Apple di aver introdotto rapidamente gli AirTag sul mercato, senza fornire garanzie adeguate per impedire il loro utilizzo per scopi di stalking.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Vince Chhabria, ha respinto la richiesta di Apple di eliminare la class action, confermando che almeno tre richieste di risarcimento dei querelanti sono valide per negligenza e responsabilità del prodotto. Secondo la denuncia, Apple sarebbe stata a conoscenza dei rischi per la sicurezza degli AirTag ma avrebbe scelto di ignorarli, preferendo lanciare un prodotto funzionale ma non completamente sicuro.
Tuttavia, appellarsi alla legislazione californiana potrebbe non essere sufficiente per stabilire la responsabilità dell’azienda nell’uso degli AirTag per stalking e molestie. Saranno quindi necessarie ulteriori indagini per collegare le falle di sicurezza dei tracker ai danni riportati dalle vittime. Apple ha respinto l’accusa, definendo la class action un tentativo infondato di attribuire a loro la responsabilità dell’abuso dei loro prodotti da parte di terzi.
Nonostante ciò, la compagnia ha implementato miglioramenti nella sicurezza degli AirTag dopo il loro lancio nel 2021, come nuove funzioni anti-stalking per proteggere gli utenti, ma sembra che tali misure non abbiano scoraggiato completamente molestatori e stalker.
LG