Oggi in Europa gli edifici consumano il 40% dell’energia e tre su quattro non sono efficienti a livello energetico. Un problema importante, in quanto l’85-95% del totale degli edifici sarà ancora in uso nel 2050, anno entro il quale l’Unione promette di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra.
È dunque questo il momento di iniziare un’ondata di ristrutturazioni che coinvolga tutto il Continente, lo prevede il Green Deal europeo: il piano per rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050. L’obiettivo è quello di rendere l’Europa un continente che avrà ridotto a tal punto le sue emissioni di gas serra in atmosfera da riuscire a compensarle interamente con quelle che vengono assorbite da oceani, foreste e suolo.
In ambito edilizio, si intende ristrutturare 36 milioni di edifici inefficienti entro il 2030, focalizzandosi soprattutto sugli edifici pubblici come scuole, ospedali, uffici dell’amministrazione e sulla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento.
Un intervento, dunque, che ha anche valenza sociale, dato che oggi 34 milioni di cittadini europei non si possono permettere di riscaldare adeguatamente le loro case.
L’edilizia sostenibile non è, però, una novità. La certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), una delle più diffuse per quanto riguarda l’impronta ecologica degli edifici, lavora da ormai tre decenni, con la differenza che oggi istituzioni e investitori lavorano insieme in questa direzione.
Non si tratta di un caso isolato. Anche la città di New York ha varato una legge che impone limiti alle emissioni per tutti gli edifici che superano i 2.300 metri quadrati. I limiti entreranno in vigore nel 2024 e diventeranno via via più stringenti, fino diminuire le emissioni dell’80% entro il 2050.
Gli edifici contribuiscono, per il loro elevato impatto, ai cambiamenti climatici ma, al tempo stesso, ne sono anche vittime. Sono infatti esposti a uragani, innalzamento del livello dei mari, inondazioni e a tutti gli eventi meteo estremi destinati a diventare sempre più frequenti con l’innalzamento della temperatura media globale. Di conseguenza gli edifici dovranno essere ripensati non soltanto in chiave di sostenibilità, ma anche in chiave di resilienza. Questo non solo per sensibilità verso le sorti del Pianeta, ma anche per una questione economica.
In quest’ottica ad esempio in Italia, nello specifico a Milano, è stata lanciata la nuova linea di prodotti sostenibili di Italcementi e Calcestruzzi, studiati e messi a punto per offrire al mercato soluzioni nuove che siano in linea con l’ambizione di ridurre l’impronta ambientale e naturalmente anche delle opere che con essi vengono realizzate.
In Italia Italcementi intende guidare il cambiamento, come ha sempre fatto da 157 anni a questa parte. Per questo motivo la ricerca si è indirizzata negli ultimi anni su quella che è la grande sfida di oggi: la sostenibilità.
Le azioni intraprese da Italcementi nel 2020 hanno consentito, infatti, di ridurre le emissioni, rispetto al 2019, di circa 10 chili di CO2 per tonnellata di cemento, mentre l’obbiettivo di HeidelbergCement, il gruppo internazionale di cui fanno parte Italcementi e Calcestruzzi, prevede per il 2025 una riduzione del 30% delle emissioni di CO2 nel ciclo di produzione del cemento e per il 2050 un approccio carbon neutral per il calcestruzzo destinato alla clientela.