Il 4 gennaio 2023 la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL), ossia l’autorità francese per la protezione dei dati, ha inflitto una sanzione di 8 milioni di euro alla società statunitense Apple per aver violato l’articolo 82 del French Data Protection Act.
La CNIL ritiene che Apple, nell’aggiornamento iOS 14.6 per iPhone, abbia proceduto attraverso dei codici “di default” (predefiniti) per gli annunci pubblicitari mirati, senza dare l’opportunità agli utenti francesi di esprimere liberamente e consapevolmente consenso alla pubblicità comportamentale.
In precedenza, nel febbraio 2020 l’autorità francese aveva sanzionato la Apple con una multa di 25 milioni di euro per aver rallentato intenzionalmente gli iPhone. A marzo dello stesso anno ha inflitto una multa di 1,1 miliardi di euro per comportamenti anticoncorrenziali nella rete di distribuzione. A fine dicembre 2022 una pena pecuniaria di 1 milione di euro per aver imposto clausole illegali agli sviluppatori.
Per quanto riguarda la recente accusa di violazione della privacy e annunci mirati, il garante della privacy francese aveva avviato l’indagine a marzo 2021. Dopo diverse verifiche, la Apple aveva modificato alcune pratiche a riguardo. In questo caso, però, la violazione del Data Protection Act francese è comunque avvenuta perché non è stato chiesto agli utenti il consenso esplicito per l’utilizzo di dati a scopo pubblicitario. Dato che ogni utente effettua l’accesso all’App Store, la CNIL ha provato che venivano utilizzati specifici identificativi per mostrare inserzioni personalizzate. Per disattivare questo tipo di annunci mirati, gli utenti francesi dovevano farlo di propria iniziativa sulle impostazioni svolgendo molte azioni complesse.
Caso simile è successo all’azienda Meta che ha ricevuto una sanzione di 390 milioni di euro perché, secondo noyb (European Centre for Digital Rights), aveva illegalmente aggirato l’obbligo di chiedere un consenso esplicito su Facebook, Instagram e Whatsapp, affermando che l’elaborazione dei dati è una “necessità contrattuale”.
La Apple ha riferito la propria posizione contraria e delusa perchè in precedenza la CNIL aveva riconosciuto il loro modo di pubblicare annunci della rete di ricerca nell’App Store in pieno rispetto della privacy degli utenti. Non esiterà a presentare ricorso perché le “Search Ads” garantiscono la privacy degli utenti e consentono loro di scegliere facilmente se vedere o meno inserzioni personalizzate.