Tra le categorie di aziende che si sono sentite trascurate dal Governo negli ultimi tempi ci sono le start up. Secondo una ricerca di Talent Garden, il 40% di esse rischia di dimezzare il suo fatturato a causa del Covid-19. Al 31 marzo, nel nostro Paese, se ne contavano 11.206, iscritte al Registro delle imprese innovative, pari al 3% in più del trimestre precedente. Possono sviluppare idee creative e inaugurare modelli di business nuovi, eludendo le rigidità burocratiche e operative che altre realtà imprenditoriali continuano a incontrare. Per questo andrebbero sostenute concretamente. Il Ministero dello sviluppo economico ha elaborato un report trimestrale in collaborazione con InfoCamere e con il supporto di UnionCamere, il sistema delle Camere di Commercio. Sta inoltre mettendo a punto un pacchetto di misure da associare al Fondo di garanzia. Sarebbero previsti duecento milioni per affiancare gli investitori privati, anche per fronteggiare la terribile stasi di questo periodo. Nell’attuale crisi di liquidità, diventa arduo attrarre capitali per finanziare nuovi progetti imprenditoriali, e il blocco di molti mercati sta anche tarpando le ali all’eventuale sviluppo commerciale di beni e servizi prodotti dalle imprese innovative.
Ognuna delle 11.206 start up ha un valore medio di produzione di 169.000 euro, con 65.140 lavoratori attivi (50.000 dei quali sono soci di capitale dell’azienda) e un capitale complessivo di 643,3 milioni di euro. A tutto ciò va aggiunto il sistema di incubatori e acceleratori di innovazione tecnologica e imprenditoriale.
Tra le regioni più dinamiche spicca la Lombardia, che è quella a più alta concentrazione di start up, dal momento che ne ospita più di un quarto (27,1%). Solo a Milano ce ne sono 2.198, pari al 19,6% del totale nazionale. Significativo anche il fatto che il 17,5% delle start up abbia come fondatori giovani sotto i 35 anni.