Negli ultimi anni il mercato televisivo sta attraversando una fase di grandi trasformazioni. La TV è sempre meno vista dai giovani, che si concentrano maggiormente sui social e sullo streaming. Infatti, dal 2013, si è registrato un calo del 68% degli spettatori di età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni. Questa trasformazione parte dagli Stati Uniti e ora si sta diffondendo anche in Europa.
Al contrario, è in continuo aumento il tempo dedicato alla fruizione di contenuti video (YouTube, TikTok e Instagram) e alle piattaforme streaming. Ciò mette in crisi il precedente modello di business della televisione, che offriva un ampio mix di programmi, dalle news ai film, dai documentari allo sport.
Il modello di business della TV si basava principalmente sulla pubblicità e sugli abbonamenti, ma sembra che ora non regga più. Le pubblicità stanno progressivamente scomparendo dalle TV generaliste, mentre le piattaforme come Sky perdono sempre più abbonati.
In passato, c’era una netta distinzione tra TV tradizionale e streaming, ma ora non è più cosi, poiché piattaforme come Netflix hanno iniziato a introdurre la pubblicità, permettendo di offrire abbonamenti più economici grazie agli intervalli pubblicitari durante film e serie TV.
Tuttavia, questo non significa che le piattaforme streaming siano al sicuro, poiché la concorrenza da parte dei social network è in costante crescita. Il problema è che i social non sono sempre media affidabili: ad esempio, inserire le pubblicità su Facebook è rischioso, come dimostra il caso delle campagne pubblicitarie con gli influencer.
L’audience si sta spostando sempre di più verso i social. YouTube, in particolare, ha messo in campo diverse strategie che lo rendono un social network “smart” e affidabile, puntando sull’estensione dei video creativi e sulla selezione dei contenuti pubblicati. Tuttavia, siamo ancora lontani dall’idea che i social diventino una piattaforma streaming completamente gratuita.
F.M.