La visione di un mondo distopico privo di qualsiasi libertà, in cui internet sarà uno strumento di controllo, è ciò che emerge a chiare lettere dal post del fondatore di Telegram, Pavel Durov, alimentando le paure di chi la tecnologia non l’ha mai vista di buon occhio. Secondo Durov, il tempo che ci rimane per poter cambiare il futuro del nostro mondo è poco e le politiche adottate dai Governi in questi anni spingono verso la direzione distopica alimentando la minaccia alla privacy e alla libertà di espressione online.
A supporto della sua idea, Durov cita nel suo post tre casi per lui emblematici. Il primo riguarda la Germania: secondo lui, il governo tedesco perseguita coloro che osano criticare i funzionari pubblici. Successivamente, critica fortemente il Regno Unito per aver “incarcerato migliaia di persone per i loro tweet”. Infine conclude con il caso francese, dove “i leader tecnologici che difendono libertà e privacy” sono soggetti ad indagini penali.
Pavel Durov definisce la privacy come un diritto inviolabile per gli utenti, tanto da criticare le politiche che la limitano, come il ChatControl Europeo, i sistemi di identificazione adottati dal Regno Unito e i controlli sull’età online in Australia.
Telegram riflette questa idea chiaramente, infatti è conosciuto per la sua attenzione in questo ambito, grazie all’introduzione della crittografia end-to-end, le chat segrete e i server distribuiti. Tuttavia, questa battaglia e presa di posizione radicale ha portato a delle conseguenze: nel 2024 Durov è stato arrestato in Francia per essere stato accusato di complicità in crimini a causa della scarsa gestione della piattaforma.
C.Z.
















