Nel Decreto-legge “Capienza” approvato il 7 ottobre in Consiglio dei ministri, all’art.10 del provvedimento (decreto-legge 139/21 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 241 dell’8ottobre 2021) si estende agli under 14 la possibilità di segnalazione di casi di revenge porn al Garante della Privacy.
Il Revenge porn o revenge pornography (traducibile in lingua italiana in vendetta porno o pornovendetta) consiste nella condivisione illecita, attraverso i social media, ma anche offline di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi, con scopi vendicativi, estorsivi o ricattatori.
In alcuni casi le immagini sono state immortalate da un partner intimo e con consenso della vittima, in altri senza che la vittima ne fosse a conoscenza, o verso persone vittime di violenza sessuale.
L’obiettivo è sottoporre la vittima a una gogna mediatica che può condurla, a causa di una sofferenza psichica che in alcuni casi si rivela ingestibile, anche a scelte estreme.
In Italia la legge contro di esso è entrata in vigore il 9 agosto 2019, con il titolo di “Codice Rosso”, rendendolo punibile con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da 5.000 a 15.000 euro.
È dunque ora stato introdotto l’articolo 144 – bis al Dlgs 196/2003, ovvero al Codice della Privacy, secondo il quale “chiunque, compresi i minori ultraquattordicenni, abbia fondato motivo di ritenere che immagini o video a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano, destinati a rimanere privati, possano essere oggetto di invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione senza il suo consenso in violazione dell’articolo 612-ter del Codice penale, può rivolgersi, mediante segnalazione o reclamo, al Garante”. Quest’ultimo, entro quarantotto ore dal ricevimento della richiesta, provvede ai sensi dell’articolo 58 del Regolamento Ue 2016/679 e degli articoli 143 e 144, predisponendo indagini.
Come si legge nel decreto, “Quando le immagini o i video riguardano minori, la richiesta al Garante può essere effettuata anche dai genitori o dagli esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela”. E ancora: “L’invio al Garante di di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito riguardanti anche soggetti terzi, effettuato dall’interessato, non integra il reato di cui all’articolo 612- ter del Codice penale”.
Il Garante della Privacy italiano si muove contro il revenge porn, già da tempo essendo una delle più odiose violenze sulle donne e in generale contro la pornografia non consensuale, mettendo a disposizione sul proprio sito un canale di emergenza. Le persone che temono che le loro foto o i video intimi possano essere diffusi senza il loro consenso su Facebook e Instagram potranno, inoltre, segnalare questo rischio e ottenere che le immagini vengano bloccate.