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INFLUENCER MARKETING: NON CHIAMATELO ADVERTISING

Che cos’è l’Influencer Marketing, come si comporta e cosa lo differenzia dalle canoniche forme di pubblicità.

by Redazione
30 Novembre 2021
in Libertà d'informazione
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INFLUENCER MARKETING: NON CHIAMATELO ADVERTISING
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L’Influencer Marketing è un insieme di attività che prevedono il coinvolgimento di un testimonial, un blogger o un social reviewer, che possano testare, validare e poi comunicare ai propri seguaci la funzionalità di un marchio, prodotto o servizio.

Lo scouting delle giuste risorse, il contatto e la selezione, il briefing e la revisione dell’output e, infine, il monitoraggio dei risultati ottenuti ne fanno una leva di awareness e conversioni dalle potenzialità notevoli.

Volendo semplificare, l’Influencer Marketing è un tipo di strategia che utilizza sponsorizzazioni e menzioni da parte di influencer, ossia individui che hanno un seguito social molto ampio e sono visti come esperti nella loro particolare nicchia.

È dunque una forma di marketing basata su persone con influenza sui potenziali clienti. I contenuti degli influenzatori possono essere compresi nella pubblicità con testimonial dove gli influenzatori giocano il ruolo di potenziali consumatori oppure agiscono come fossero soggetti terzi rispetto agli altri soggetti in campo.

L’influencer viene pagato dagli sponsor per portare avanti, normalmente attraverso la creazione di video, foto e post sui social network, una dissimulazione della pubblicità stessa, dove i prodotti compaiono all’interno di una recita continua che implicitamente ne suggerisce il loro utilizzo in uno stile di vita di successo senza che questo venga percepito come una reale pubblicità dal target influenzabile.

Questo meccanismo ha potenziali di marketing enormi proprio perché raggira la barriera psicologica del consumatore, ovvero del follower, che non percepisce più quello che gli viene mostrato come in una pubblicità classica, dove invece avrebbe la piena consapevolezza che qualcuno sta cercando di indurlo a pensare, fare o comprare qualcosa, in quanto è ormai assuefatto a tale meccanismo.

Ecco perché visto che i contenuti degli influencer derivanti da forme di pagamento in denaro, servizi o prodotti, hanno l’obbligo di essere segnalati, così da non ingannare l’utente. L’AGCM si è mossa proprio per vigilare sul rispetto di una concorrenza sana e leale tra le aziende e di una adeguata tutela per i consumatori. I trasgressori rischiano sanzioni da un minimo di € 5.000 a un massimo di € 5.000.000. Il minimo può arrivare a 50.000 se il messaggio pubblicitario ha l’aggravante di non informare di possibili rischi per salute e sicurezza.

L’influencer deve quindi inserire nei post disclaimer o utilizzare hashtag come #ad, #adv, #sponsored e simili, così da evidenziare in modo chiaro all’utente che il post in questione non è spontaneo, ma realizzato tramite pagamento.

Di Influencer Marketing si parlava già nel 2014, anno a cui risale l’articolo dell’Harvard Business Review intitolato “3 Reasons to Kill Influencer Marketing”.

Al tempo il marketer si muoveva ancora per parametri non sempre rilevabili e analizzabili, oggi invece ha cambiato il mondo del lavoro, creando nuove opportunità lavorative e di business. Tanto che numerose aziende molto note hanno spostato una buona parte dei loro investimenti pubblicitari proprio su tale metodo e nessuno piò ormai può evitare di fare di inserire la collaborazione di un influencer nel proprio piano di marketing.

Questo perché in pochissimi anni è variato uno dei fattori più importante dell’advertising: il canale.

L’Influencer Marketing si compone di quattro attività principali:

  • Identificazione degli influenzatori (influencers) e loro classificazione in ordine di importanza.
  • Azione di marketing rivolte agli influenzatori per aumentare la conoscenza dell’azienda nella comunità degli influencer.
  • Azioni di marketing tramite gli influencer per aumentare la conoscenza del mercato da parte dell’azienda
  • Il marketing con gli influencer rendendo gli influencer ambasciatori dell’azienda.

Il marketing dell’influenza tende ad essere diviso in due sotto pratiche: marketing guadagnato deriva da relazioni non pagate o preesistenti con influenzatori o contenuti di terze parti che è promosso dagli influenzatori per favorire la propria crescita sociale personale.

Le campagne marketing di influenzatori a pagamento possono avere la forma di sponsorizzazione, pubblicità pre-roll o testimonial messaging e possono apparire in ogni momento nel contenuto. I bilanci variano molto e sono solitamente basati sulla portata del pubblico raggiunto.

L’Influencer Marketing, quindi, non è solo advertising, ma qualcosa di superiore, in cui vi è un imprenditore che più che chiudere un accordo si affida alle abilità dell’altro, la vendita di prodotti e servizi si conclude più facilmente con la mediazione di una parte affidabile.

Gli annunci digitali si affidano per lo più ad un supporto multimediale che promuove unilateralmente qualcosa ad un utente ed inoltre tra i suoi contro presenta la mancanza di dialogo con il consumatore, non vi è interazione e non vi può essere scambio di informazioni immediato. Il modello conversazionale non è, dunque, applicabile come lo è per un influencer. Un influenzatore è, infatti, raggiungibile, si rende disponibile a parlarne attraverso conferenze, Twitter, E-mail, sessioni di Q&A sono tutti canali diretti comuni per questi soggetti.

Se dunque si pensa all’Influencer Marketing solo come una questione di pubblicità si compie un grave errore. Ridurlo ad una pratica di advertising significa spogliarlo delle sue migliori qualità. Fare Marketing dell’influenza significa in primis stabilire relazioni e puntare sul valore che esse generano. Credibilità, reputazione, competenza riconosciuta sono dirette conseguenze di una fattiva relazione azienda-influencer e influencer-utenti. Rapporti di business che prosperano non solo nell’interesse del brand, ma nella sua volontà di dare risposte alle necessità dei clienti. Un approccio di stimolo e non di manipolazione come può essere inteso l’advertising, che mira ad evidenziare la qualità dei servizi/prodotti, non a comunicare una realtà diversa da quella che è e che spesso per questo non risponde alle aspettative. Non può esistere attività di influenza vincente se l’obiettivo finale non è rivolto anche al cliente, contrariamente il tutto diventa semplice pubblicità guidata dall’obiettivo della visibilità e persuasione.

È una questione di reputazione: il brand che diffonde utilità per la collettività crea credibilità presso i clienti che a loro volta si legano al marchio e diventano l’anello di congiunzione nella produzione di valore condiviso in un’ottica io vinco – tu vinci.

 

 

Tags: advertisingInfluencerInfluencer marketingSocial network
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